13 MARZO: COMPLEANNO DI WILLIAM H. MACY
Infine arriva il guastafeste
Il tono tragicomico dei fratelli Coen trova uno dei suoi massimi esempi in Fargo, film pluripremiato agli Oscar (Miglior Attrice Protagonista e Migliore Sceneggiatura Originale) e a Cannes (Miglior Regia), basato su una bipartizione netta.
Tra buoni (o meglio arguti) e cattivi (o meglio inetti), tra personalità statuarie come il boscaiolo Paul Bunyan e identità grigie, tra il bianco accecante degli esterni e i colori rassicuranti degli interni, ad essere contrapposti sono soprattutto uomini e donne. I primi incapaci totali per quanto decisi negli obiettivi, guidati dalle pulsioni verso l’altro sesso, che così tiene le fila del gioco. L’altro polo del binomio è costituito dalle donne, ovvero dall’unica donna della storia, Frances McDormand, decisa e perspicace, in realtà di intelligenza media, livello a cui questi maschi non possono nemmeno aspirare. Tutte personalità divise in base a questo schema che, come un racconto epico, emerge dal bianco della neve e che lì tornerà, non prima di passare dalle tenebre dell’asfalto notturno, che tornerà negli scenari delle Strade perdute lynchane di poco successive. Unica pedina non etichettabile è il Jerry Lundegaard di William H. Macy: appartiene al genere maschile e si dimostra incapace di realizzare le proprie aspirazioni e i piani per porre rimedio alle sue sventure. ma non rientra nel ritratto gretto che i fratelli Coen fanno del genere maschile. Jerry è un uomo sensibile costretto da contingenze esterne, in parte provocate da lui stesso, a ricorrere ai mezzi tòpoi di una natura a lui estranea, sia essa il suocero capitalista o siano i complici, macchiette di criminali loro malgrado. Tanto caricate – al limite dell’assurdo – le figure che lo attorniano e le azioni di cui essi si rendono autori, quanto Jerry lascia trasparire dubbi e insicurezze. O più semplicemente possiede una certa umanità che è incapace di condividere con la società in cui si muove quotidianamente. Questa resa ottimale del personaggio è ottenuta grazie al suo interprete, impegnato qui in un ruolo diverso dal suo repertorio e capace di intravedere mille sfaccettature. A rovinare la festa arriva il doppiaggio, puntuale come sempre; a maggior ragione quando a un personaggio di tale portata viene data la voce di Mino Caprio. A risentirlo oggi non possiamo non sovrapporre Jerry a Peter Griffin, da cui la voce di Caprio è ormai inscindibile. Queste sono evenienze misurabili solo a posteriori, ma sono comunque l’ennesima dimostrazione delle subdole distorsioni a cui vengono sottoposti i film.
Fargo [Id., USA 1996] REGIA Joel Coen.
CAST Frances McDormand, William H. Macy, Steve Buscemi, Peter Stormare.
SCENEGGIATURA Joel e Ethan Coen. FOTOGRAFIA Roger Deakins. MUSICHE Carter Burwell.
Drammatico/Thriller/Poliziesco, durata 98 minuti.