A PROPOSITO DI SAM RAIMI…
Il Raimi che non t’aspetti
Di primo acchito, Soldi sporchi pare un film di Raimi solo per pochi secondi, all’inizio, quando la volpe entra nel pollaio. Un istante di montaggio frenetico e convulso dalle fulminee zoomate sghembe, il suo marchio di fabbrica. Perché il resto è il regno della macchina fissa, dei dialoghi articolati e del ritmo controllato, ed è un regno bellissimo.
Due fratelli e il loro amico buzzurro trovano per caso un aereo caduto nei boschi innevati del Minnesota: dentro, un cadavere e una borsa con 4 milioni di dollari. Tenerli? Non tenerli? Nasconderli? Denunciarli alla polizia? Faranno la scelta sbagliata, innescando un’incontrollabile, grottesca spirale di violenza. Certo la tematica è delle più classiche, quella che il denaro, l’avidità, rende l’uomo una belva rabbiosa, ma Soldi sporchi si allontana dalla frenesia di film simili come Piccoli omicidi tra amici (1994), o dall’esplicito cinismo di Cose molto cattive (1998): qui a risaltare è un fortissimo, costante senso di tragedia, di pessimismo cosmico, di patetica assurdità del caso. Un po’ Detour (1945), un po’ Fargo (1996), piuttosto, con personaggi via via sempre più sgradevoli e detestabili, consumati dalle paranoie, dai sensi di colpa, pronti a sparare se costretti o convinti a farlo, anche contro gli amici più cari o i parenti più stretti, sempre circondati e sopraffatti dal candore della neve che ne risalta i loro biechi atti. Forse che la vita, il mondo, la società, la natura stessa, non sono altro che un susseguirsi di violenze da nascondere? D’altronde, tutto parte da una volpe che cerca di fuggire con la sua preda, di celare il suo delitto, che attraversando di corsa la strada provoca il piccolo incidente che porterà i tre amici a trovare il bottino. Così quei veloci fotogrammi iniziali dell’assalto al pollaio, nello stile abituale di Raimi, in netto contrasto con il resto del film, ne escono quasi come una presa di coscienza, un’auto-omaggio alle proprie origini e la celebrazione del passaggio a una nuova fase artistica, dove il regista cerca di allontanarsi dall’horror e dal fumetto, modificando il proprio stile. Ma dopo l’inutile Gioco d’amore e il discreto The Gift, Raimi è tornato con successo alle origini, con gli Spiderman, Drag me to Hell e Il grande e potente Oz: col senno di poi, il fatto che la volpe sia l’unica a farla franca rende Soldi sporchi profetico per il suo autore, sottolineando la sua eccezionalità all’interno di una filmografia invidiabile, e per questo ancor più degno di riscoperta. Da rivedere.
Soldi sporchi [A Simple Plan, USA/Francia/Gran Bretagna/Germania/Giappone 1998] REGIA Sam Raimi.
CAST Bill Paxton, Billy Bob Thornton, Bridget Fonda, Brent Briscoe.
SCENEGGIATURA Scott B. Smith. FOTOGRAFIA Alar Kivilo. MUSICHE Danny Elfman.
Thriller, durata 121 minuti.