Il freddo gela le idee
Il presupposto necessario di questa recensione è che Educazione siberiana, l’ultimo film di Gabriele Salvatores, a parere di chi scrive è un film mediocre se non addirittura furbo. Mediocre perché racconta una storia di (micro)criminalità senza utilizzare l’elemento fondamentale di questo tipo di narrazioni: la scena madre.
Il film si svolge semplicemente come tutti si aspettano che si svolga, con il protagonista che da giovanissimo impara il mestiere e i valori dei siberiani, che assomigliano tanto a italo-americani tatuati, un po’ come se la loro vita fosse una rivisitazione di Quei bravi ragazzi a meno 30 gradi, e che da adulto li metterà in atto, difendendoli contro il nuovo che avanza. Furbo perché utilizza tutti gli strumenti per attirare l’attenzione dello spettatore su momenti non topici che però diventano tali grazie a dialoghi quanto mai retorici e pomposi: un piccolo trucco per rendere epico qualcosa che non solo non lo è, ma non aspira nemmeno a esserlo. Detto questo fa pensare molto il percorso intrapreso da alcuni maestri del cinema italiano contemporaneo: proprio nel momento in cui si sente pressante il bisogno di grandi film di attualità e di spessore, li vediamo emigrare all’estero e raccontarci storie estemporanee anche se molto ben fotografate. Dal Sorrentino di This must be the Place e al Tornatore de La migliore offerta fino, naturalmente, all’ultimo lavoro di Salvatores, la sensazione è che una parte consistente dell’intellighenzia cinematografica abbia abdicato al suo ruolo di filtro della realtà e di megafono di aspirazioni e drammi nazionali a favore di un’estetica compiaciuta e sorda nei confronti degli stimoli esterni al suo mondo. La rabbia nei confronti di chi ruba al popolo, dei banchieri, dei militari, una storia già vista con toni ben più alti in Cosmopolis o Cogan – Killing Them Softly senza il bisogno di metter su un thriller che non ha apici o sorprese ma solo personaggi insopportabili, su tutti la giovane Xenya. L’unico appiglio drammatico è dato dal fatto che si tratta di una storia vera, vissuta sulla pelle dallo stesso autore del soggetto, Nicolai Lilin, ma anche questa è una mezza bufala, come hanno dimostrato alcuni studiosi che non hanno trovato traccia di quei siberiani nei territori al confine con l’Ucraina.
Povero spettatore, becco e bastonato.
Educazione siberiana [Id., Italia 2013] REGIA Gabriele Salvatores.
CAST John Malkovich, Peter Stormare, Arnas Fedaravicius, Vilius Tumalavicius.
SCENEGGIATURA Stefano Rulli, Sandro Petraglia, G. Salvatores (dall’omonimo romanzo di Nicolai Lilin). FOTOGRAFIA Italo Petriccione. MUSICHE Mauro Pagani.
Gangster/Drammatico, durata 110 minuti.