TRENTACINQUE ANNI DI DREDD (UN ANNO FA)
Rispetta la mia autorità
Di futuri distopici ne abbiamo visti a iosa. Apocalissi nucleari, epidemie devastanti, invasioni aliene, catastrofi naturali, morti viventi. E poi la legge della giungla, o dittature totalitarie, o entrambe. Cose comunque brutte, da combattere: e infatti i protagonisti sono solitamente ribelli, che sconfiggono o vengono sconfitti dal Sistema. Dredd no. Dredd è uno dei cattivi. È uno che incarna il Sistema stesso e lo impone col terrore. Perché lui è la legge.
2070. Le guerre atomiche hanno ridotto il mondo a una landa desolata. I sopravvissuti si raggrupparono in vaste megalopoli nelle poche zone vivibili, le Mega-City. 2099. La più grande, Mega-City One, si estende da Washington a New York, ospita 800 milioni di persone e ha un tasso di disoccupazione del 98%. A reggerla, i Giudici, poliziotti scelti dotati del potere di dispensare giustizia immediata, giudici, giuria e giustizieri, tutto in uno che, in un mondo degradato dove la vita non vale niente, spesso vuol dire una pallottola in fronte e la seduta è tolta. Controllano tutto e tutti con telecamere e droni-spia, possono entrare nelle case in ogni momento e sono sempre presenti e inflessibili. Sorvegliano anche il tempo atmosferico. Nel nome della legge, unico, santo dogma, stella polare per ogni decisione e comportamento morale. Dei fanatici estremisti che si impongono con la paura e il terrore. E Dredd è il più fanatico di tutti.
Nessuno conosce il suo volto, perché mai si toglie l’elmetto, neanche per dormire. È la giustizia incarnata, il più duro dei Giudici, un merdoso fascista dal manganello facile, che prima spara e poi chiede, che ti sbatte in galera se guidi troppo poco al di sotto del limite di velocità e che ti spacca le gambe se corri in una zona riservata al solo camminare.
Perché allora celebrare le gesta di questo stronzo? Perché Judge Dredd è un fumetto grottesco. Dalla singola storiella alle saghe più lunghe, il tratto distintivo è l’eccesso: che sia nel perpetrare la legge (in una storia provoca una strage per inseguire un tizio che aveva gettato a terra una cartaccia), o nelle orge di distruzione con milioni di morti (record per Judgment Day, con un totale di oltre 3 miliardi di cadaveri), Dredd è ovvia parodia di ogni sistema totalitario. Certo, i Giudici si trovano di fronte a situazioni eccezionali, dalle mutazioni bizzarre a demoni di altre dimensioni, ma storia dopo storia, caso dopo caso, ci si accorge che praticamente risolvono i problemi da loro creati. Un po’ come Homer Simpson quando, alzando un boccale di birra esclama “All’alcol! La soluzione a, e la causa di, ogni problema!”.
È una cosa però che si percepisce immergendosi a fondo nel mondo di Dredd, perché il bello del fumetto di Wagner e Ezquerra è nella sua continuity, e richiede un interesse costante. Ogni singola storia è la piccola tessera di un puzzle, che disegna una possibile grottesca società futura in ogni sua sfaccettatura, nei suoi vizi e nelle sue virtù: un mondo parallelo perfettamente logico nella sua assurdità, reso ancor più concreto dal fatto che in esso il tempo scorre come lo percepiamo noi lettori. Cioè un anno della “vita vera” corrisponde a un anno nel mondo futuro di Dredd. La prima apparizione di Dredd è il 5 marzo 1977, nel secondo numero della storica rivista inglese 2000 AD: a Mega-City One era il 2099, e il giudice aveva 38 anni. Tutto avviene con tempistiche “umane”: se una città viene distrutta, nel numero successivo non è già di nuovo ricostruita, ma ci si impiegheranno anni, e storia dopo storia, mese dopo mese, vedremo come avanzano i lavori. Le stesse mode, le scoperte tecnologiche, le nuove armi, sono sempre più presenti man mano che prendono piede nella società, che diventano popolari, e ci impiegano mesi.
Quello di Dredd è un mondo in continuo mutamento, rimodellato col passare delle decadi e dopo ogni guerra apocalittica che periodicamente dimezza la popolazione e ne ridisegna la cartografia, e muta coerentemente anche lo stesso personaggio Dredd: prende botte a non finire, viene accecato, ha crisi di coscienza sul suo operato e, a tuttora, nel nostro febbraio 2013, a Mega-City One è il 2135, e Dredd è un acciaccato testone settantaquattrenne alle prese con l’avanzare dell’età. Cos’altro potrà mai succedere? Creperà Dredd prima o poi? Si ritirerà? No, per ora ha fatto coming out… ai posteri l’ardua sentenza su quella che puzza tanto di mera trovata scandalistica a scopo pubblicitario. Intanto noi rispolveriamo le saghe classiche, The Coursed Earth, The Apocalypse War, Necropolis, America… e buon trentacinquesimo compleanno, Giudice Dredd, anche se un po’ in ritardo.
Giudice Dredd [Judge Dredd, Gran Bretagna 1977- ] CREATO DA John Wagner (testi) e Carlos Ezquerra (disegni).
ALTRI SCENEGGIATORI (lista non completa) Pat Mills, Alan Grant, Garth Ennis, Mark Millar, Grant Morrison. ALTRI DISEGNATORI (lista non completa) Ian McMahon, Brian Bolland, Ron Smith, Dave Gibbons.
PUBBLICATO SU 2000AD (dal 1977) e su Judge Dredd Megazine (dal 1990)