SPECIALE GANGSTER MOVIES
…Baseball!
Scalinata di Odessa, 1925. I cosacchi dello zar scendono i gradini aprendo il fuoco su civili inermi. Una donna viene colpita a morte e lascia scivolare la carrozzina con il suo bambino verso il fondo, mentre i soldati calpestano i cadaveri. Stazione di Chicago: dopo più di sessant’anni, la madre è ancora lì insieme a suo figlio, sulle scale, e gli spari tornano a risuonare nell’aria. Ecco la scena “cult” preferita dal sottoscritto, non solo all’interno di questo film, ma in tutta la Storia del cinema.
I marinai vengono ricontestualizzati mentre salgono di spalle, tornando come fantasmi dal passato, e gli sguardi pieni di terrore dei sudditi zaristi rivivono nelle smorfie degli uomini di Al Capone. Questo però è solo l’episodio culminante all’interno di una scala di eventi topici che sembrano moltiplicarsi viralmente. Ne Gli intoccabili si ha la sensazione che ogni scena sia girata, e ancor prima scritta, per marchiare a fuoco la memoria dello spettatore, risuonando a distanza oltre i confini dello schermo. Verrebbe da dire: “Grazie tante, è David Mamet!”. Regia e sceneggiatura si accordano nell’allestire un manuale di “piatti pronti” alla citazione. Si inizia con l’uomo più potente della città affettato con un rasoio: poi, una cascata di frasi fatte apposta per divenire aforismi, pronunciati, in testa agli altri, da un Sean Connery “minore”, ma solo nel ruolo, e da un Robert De Niro “sputato” al più grande mafioso di ogni tempo.
Chiacchiere, distintivi, mazze da baseball usate in modo improprio. Gli intoccabili, ennesimo esempio del metalinguaggio depalmiano, è un film che parla di cinema, non solo di gangsterismo. Detto questo, se pensiamo alle origini del suo genere, cosa ne rimane del gangster movie? Un tempo vero protagonista, il criminale passa la palla al poliziotto, limitando la sua filosofia ai sermoni, piuttosto che stringere il mitra in prima persona. Il braccio armato della legge guida l’azione e ne viene celebrato nello spirito di squadra, una famiglia surrogata che surclassa l’individualismo imperante del gangster. Questi sarebbe il simbolo del self-made man, nonché l’espressione ambigua delle fondamenta ideologiche degli Stati Uniti, terra delle opportunità, spesso “a ogni costo”. Ma il discorso di Al Capone ai suoi commensali su “l’unione che fa la forza”, ci suggerisce che, al contrario, come sostengono altri, il gangster sia portatore di una diversa antropologia. Questo tipo d’uomo non si è fatto propriamente da solo, perché rappresenta l’eresia inaccettabile non di un singolo ma di una minoranza etnica, italiana, irlandese o ebrea, che si erge al di sopra del melting pot pluri-identitario, dove ciò che conta è invece l’amalgama delle singole parti. La legge così lo riconduce al guinzaglio.
The Untouchables – Gli intoccabili [The Untouchables, USA 1987] REGIA Brain De Palma.
CAST Kevin Costner, Robert De Niro, Sean Connery, Andy Garcia, Charles Martin Smith.
SCENEGGIATURA David Mamet. FOTOGRAFIA Stephen H. Burum. MUSICHE Ennio Morricone.
Gangster movie, durata 111 minuti.