SPECIALE GANGSTER MOVIES
Nella città degli angeli (caduti)
“Tu perché fai il poliziotto?” “Non me lo ricordo”. Benvenuti a Los Angeles, la città dell’oblio. Qui i sogni si (s)vendono sull’altare patinato del grande schermo, la giustizia ha il retrogusto violento della percezione soggettiva, la verità si fa notizia malleabile e alterata. Benvenuti a L.A., patria abusata di angeli caduti, giungla urbana di sporche alleanze e fameliche avidità.
Ruba l’anima acre e corrosiva della penna di James Ellroy il racconto per immagini di Curtis Hanson, regista di L.A. Confidential. Nella città dove tutto è spettacolo e business di self-promotion, è la voce sibilante di Sid Hudgens, infido paparazzo della rivista trash Zitti-Zitti, ad aprire i giochi. E a dirci che, nel regno delle favole da mercato, l’aura dorata e genuina delle aspirazioni è niente di più che polvere da nascondere sotto il tappeto, merce andata a male nel grande circo delle orchestrazioni e degli inganni. Un sistema corrotto che si autoalimenta da sé, troppo diffuso per pensare di estirparlo ma bisognoso di qualche strategica oliatura ai cardini di tanto in tanto. Proprio come “noir crea” e comanda. Non fatevi ingannare dai colori luminosi dell’apparato divistico: L.A. Confidential ha un’anima da bianco e nero, pesca nel torbido delle sfumature morali, dei pregiudizi da classe sociale, delle ambizioni furbe e smodate. Lo fa con stile, srotolando un repertorio di vizi e debolezze umane che destruttura dall’interno la legittimità degli apparati sociali, primo fra tutti quello del dipartimento di polizia. Gli agenti hanno i loro metodi per districarsi tra senso del dovere e desiderio di notorietà: dopotutto, a Hollywood un posto lo si trova per tutti. Fino alla sera di un dissimulato colpo di stato – sotto forma di massacro in una caffetteria – messo in atto da un vegliardo Keyser Söze, sorriso (beffardo) da padre putativo ma sguardo gelido da kapo nazista. È il punto di non ritorno: nuovi “assetti societari” si profilano all’orizzonte, per sopravvivere è necessario vederci chiaro. Ma quanta verità si può sopportare senza reagire e avere il coraggio di continuare a guardarsi allo specchio? Forte di una sceneggiatura che incastra magistralmente trama e sottotrame, con un cast all star capace di muoversi a staffetta nella ricerca di quel marcio che avvelena il fuori e il dentro di sé, L.A. Confidential è un viaggio dentro l’abisso che si avvinghia intorno agli occhi e alla gola, distilla suspense sotto forma di calibrati colpi di scena, marca il territorio della speranza con la macchia della corruzione umana. “Non sei riuscito a resistere”, sentenzierà la (qui buona) femme fatale Kim Basinger al nuovo eroe da copertina Ed Exley. “Loro usano me e per un po’ io uso loro”. È il tacito accordo, bellezza: il nucleo fondante dello spirito affaristico dei nostri tempi. Ma “ricordate, cari lettori: è una notizia di prima mano, molto ufficiosa. Resti tra noi e quindi: zitti, zitti…”.
L.A. Confidential [id., USA 1997] REGIA Curtis Hanson.
CAST Kevin Spacey, Russell Crowe, Guy Pearce, Kim Basinger, James Cromwell, Davis Strathairn, Danny DeVito.
SCENEGGIATURA Brian Helgeland, Curtis Hanson (dal romanzo omonimo di James Ellroy). FOTOGRAFIA Dante Spinotti. MUSICHE Jerry Goldsmith.
Poliziesco/Noir, durata 138 minuti.