DVD – UNGHERIA/FRANCIA/GERMANIA 2011
L’eterno ritorno
“In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte” (F. Nietszche). The Turin Horse è un viaggio introspettivo, totalmente emotivo: in sostanza, sembra di essere sotto effetto di allucinogeni per due ore e mezza.
Ma non quelli provati da Dennis Hopper in Easy Rider: qui l’effetto “stupefacente” viene dato semplicemente dalla regia mostruosamente straordinaria di Béla Tarr, venti shots totali e sì e no dieci dialoghi. Un’opera tecnicamente piccola ma filosoficamente enorme. Il 3 gennaio 1889 Friedrich Nietzsche si trova in piazza Alberto a Torino e rimane sconvolto dalla vista di un cavallo brutalizzato dal proprio padrone. Da quel momento, il filosofo si abbandona alla follia, per sempre votato al mutismo. Partendo da questo prologo, il maestro ungherese sposta l’obiettivo sul personaggio minore, il cavallo, mettendo in scena la sua continuazione esistenziale nella povera dimora del cocchiere e di sua figlia. Svegliarsi, lavorare, mangiare, dormire. Una tela che viene cancellata e ridipinta ogni giorno con gli stessi identici soggetti. Non è forse questo l’eterno ritorno nietzschiano? Come quel serpente che si morde continuamente la coda, simbolo della ciclicità del tempo, così padre e figlia si trascinano tra solitudine e miseria, in una vita svuotata di materialità, a tal punto da diventare loro stessi un accompagnamento musicale dei gesti quotidiani. Neppure i minacciosi venti sembrano sfiorare le anime o anche solo dare una sferzata al destino. Questa sorta di nichilismo viene perfettamente impersonato dalla figura dal cavallo, che via via si rifiuta perfino di accettare l’unica cosa che lo tiene in vita, il nutrimento, e su cui cala il buio, totale. Ma l’oscurità cala anche nelle umilissime quattro mura dei due protagonisti, ai quali, tolto uno dei pochi tasselli basilari del loro mantenimento, non resta altro che un “silenzio mortale”, eterno.
In un cinema contemporaneo votato alle parole, Béla Tarr dà vita ad un’opera “visionaria”, intesa come prevalenza di immagini, in coesione perfetta con l’unico magistrale tema musicale di Mihàly Vig. Mai come in questo caso si opta volontariamente per un’affermazione tautologica: con The Turin Horse, si ha la sensazione di aver visto uno dei più significativi film degli ultimi decenni. Sperando che non sia davvero l’ultima opera del cineasta, come egli stesso ha affermato.
The Turin Horse [A Torinòi Lò, Ungheria/Francia/Germania/Svizzera 2011] REGIA Béla Tarr, Ágnes Hranitzky.
CAST Erika Bok, Janos Derzsi, Mihaly Kormos.
SCENEGGIATURA Laszlo Krasnahorkai, Béla Tarr. FOTOGRAFIA Fred Kelemen. MUSICHE Mihály Vig.
Drammatico, durata 150 minuti.