L’infinito esiste
Noi siamo infinito è una freccia affettuosa e sincera che colpisce il cuore dell’adolescenza. A scoccare il lancio è Stephen Chbosky, il quale ha tradotto in immagini il suo romanzo scritto nel 1999, all’età di 19 anni, The Perks of Being a Wallflower, best-seller e cult per il pubblico adolescenziale.
Se ad una prima veloce occhiata la trama può far pensare ad argomenti e vicende viste e riviste, Noi siamo infinito merita per la sensibilità e l’efficacia con cui rappresenta l’essenza dell’età inquieta dei tre giovani protagonisti: Charlie, timido e silenzioso appassionato di letteratura, piegato da traumi passati troppo pesanti per le sue non ancora allenate spalle, Sam, insicura ragazza anche essa segnata da trascorsi non sempre piacevoli, e Patrick, brillante omosessuale la cui allegria è una facciata per nascondere l’angoscia dovuta alla sua condizione e all’obbligo di tenerla nascosta (siamo a fine anni settanta). Sulla loro amicizia non c’è un’ottica fastidiosamente retorica e pruriginosa. Non si insiste sugli eventi più tragici e su quelli più morbosi, lasciati fuori campo, chiaramente comprensibili ma accennati quel tanto che basta per essere efficaci senza che siano oggetti di compiacimento: li vediamo scorrere raccontati in una lettera scritta ad un amico che non c’è più, in una veloce confidenza o nel flash di un ricordo che si costruisce man mano che avanza la narrazione. Lo sguardo pudico di una regia discreta ma tutt’altro che anonima riesce ad arrivare al nocciolo delle inquietudini, degli alti e bassi dell’amicizia, delle attrazioni nascoste e negate ma mai davvero fino in fondo e dei traumi, ingigantiti dall’emotività a mille di quella stagione della vita e dal contesto ostile a chi sfugge al conformismo vagamente fascistoide del liceo. Scegliendo il tono sommesso della lieve commedia malinconica, adatto a lasciare spazio ai momenti più drammatici senza dare troppo l’impressione di un cambiamento repentino di atmosfera, Chbosky riesce a trasmettere l’estremismo emotivo di quell’età, nel male delle ombre interiori così come nel bene delle esplosioni di gioia che portano a contatto con l’infinito, durante una corsa in un tunnel o guardando un cielo all’improvviso incredibilmente stellato. Ci sono echi del cinema di Van Sant (citato chiaramente almeno un paio di volte) in Noi siamo infinito: rispetto a Elephant o Paranoid Park lo sguardo è certamente meno radicale e ‘oggettivo’ e più convenzionale, ma Charlie, Sam e Patrick sono altrettanto problematici, veri e sinceri dei loro coetanei vansantiani, forse solo un attimo più fortunati per avere trovato qualcuno che possa dare loro l’impressione, ogni tanto, che l’infinito esiste.
Noi siamo infinito [The Perks of Being a Wallflower, USA 2013], REGIA Stephen Chbosky.
CAST Logan Lerman, Emma Watson, Ezra Miller, Paul Rudd, Dylan McDermott.
SCENEGGIATURA Stephen Chbosky. FOTOGRAFIA Andrew Dunn. MUSICHE Michael Brook.
Commedia drammatica, durata 103 minuti.