Professione: (citizen) reporter
L’era iper-tecnologica di cui siamo protagonisti (o vittime?) ci dà l’illusione di poter essere messi a conoscenza all’istante di qualunque notizia proveniente da qualsivoglia parte del mondo. Se un evento è diffuso dai mezzi di comunicazione televisivi e soprattutto informatici appare come reale, senza la necessità di ulteriori controprove. Per comprendere quanto questo concetto sia approssimativo però basta pensare – ma non è, ovviamente, l’unico esempio – alla situazione cinese.
L’incipit di High Tech, Low Life ci rende partecipi di un tipico comunicato propagandistico divulgato attraverso la tv: “Negli ultimi 60 anni, il nostro Paese è passato da uno stadio di sottosviluppo alla prosperità e alla ricchezza. Ora, ognuno di noi può far sentire la sua voce”. Non sono di questo avviso due “blogger per caso”: Zhou Shuguang alias “Zola”, giovane ortolano di 27 anni che si fa portavoce del malcontento della maggioranza silenziosa, e Zhang Shihe alias “Tiger Temple”, reporter cittadino 57enne che nel 2004 divulga le foto di un omicidio sul web, mentre le autorità cercano di insabbiare il caso. Pedinando le giornate di questi due paladini armati di computer portatili, telefoni cellulari e telecamere scopriamo la reale Cina, fatta di cittadini imprigionati per innocue attività on-line, casi di stupro sordidamente mascherati da incidenti, agricoltori cuore della riforma agraria ora ignorati nel nome della crescita economica. Quella del regista Stephen Maing è la rappresentazione documentaristica di una cronaca “pura”, senza filtri né interpretazioni retoriche. Mentre le parole dei due blogger aggiungono senso alle immagini (“In superficie tutto sembra migliore, ma la gente si sente oppressa, ingannata. Accondiscende, perché si sente impotente”), assistiamo anche alle conseguenze fisiche della censura condotta dai ministeri: Zola non può lasciare la Cina, perché ritenuto una “minaccia alla sicurezza”; Tiger viene scortato per dieci giorni fuori da Pechino, durante una conferenza ufficiale. Per le autorità la pace e la stabilità sono la massima aspirazione del popolo. Ma se il prezzo da pagare è la soppressione della libertà di pensiero e del libero arbitrio, all’individuo non rimane che la presa di coscienza e la ribellione. High Tech, Low Life – oltre che una riflessione sul senso del giornalismo nell’era dei social network – è un ritratto originale e controverso del sistema di informazione cinese odierno. Si parla della lontana Cina, certo; ma la Cina, parafrasando il titolo di un celebre film di Marco Bellocchio, non è mai stata così vicina.
High Tech, Low Life [Id., USA/Cina 2012] REGIA Stephen Maing.
CAST Zhou Shuguang (blogger name: Zola), Zhang Shihe (blogger name: Tiger Temple).
SOGGETTO Stephen Maing. FOTOGRAFIA Stephen Maing. MUSICHE Brandon Anderegg, Brad Hyland, Kevin Micka.
Documentario, durata 87 minuti.