SPECIALE SAN VALENTINO
Pensavo fosse amore…
“Scusi Gennarino, vuol fare lo spiritoso?” “Io? Spiritoso? Ma se sono sempre incazzato, signora!”. Mariangela Melato e Giancarlo Giannini. Il marinaio Gennarino Carunchio, “terrone” comunista e misogino, e la signora Raffaella Pavone Lanzetti, “bottana industriale e socialdemocratica”.
Lina Wertmüller li affianca impietosamente a bordo di uno yacht per poi farli naufragare su un remoto isolotto.
“Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto”, i due faranno i conti con ostilità e rancori, tra lotta di classe e desiderio reciproco.
Il risultato è un film lucido ed esilarante, che deforma il registro comico con la lente del grottesco e stempera il sogno di libertà in un pessimismo disincantato. La lotta insanabile tra borghesia e proletariato, l’eterno contrasto tra Democrazia Cristiana e Partito Comunista, fino alle dinamiche nel rapporto tra uomo e donna si consumano nella canicola di un rovente sole estivo, per trasfigurarsi in un idillio sofferto e viscerale.
Lontani da regole e sovrastrutture, i due protagonisti mettono in atto un gioco feroce di reciproco massacro. Alla parabola della signora Lanzetti, trasformata da perfida aguzzina a capro espiatorio delle colpe padronali, si accompagna l’eco costante di un sistema insovvertibile. Un quadro ironico, ma non meno spietato, dell’ordine inalterabile dei rapporti di potere, della possibilità di scambiarlo o conquistarlo senza per questo poterlo distruggere. Perché proprio quando sembra sopito, pronto a sbiadirsi e a cedere il passo, si ripresenta minaccioso e improvviso, come lo yacht sull’orizzonte.
L’isola deserta, teatro di scontro definitivo e illusoria liberazione, non è che una chimera di affrancamento dall’ingiustizia congenita alla società. Un’ingiustizia sempre presente come latente consapevolezza, fino alla disperazione della conferma finale. La Wertmüller le dà corpo accentuando i contrasti, con personaggi iperbolici stagliati sullo sfondo di spiagge deserte e un’isola vergine, selvatica, disvelata a poco a poco come un torrido mistero. Dopo Mimì metallurgico ferito nell’onore (1972) e Film d’amore e d’anarchia, ovvero stamattina alle 10 in via dei Fiori nella nota casa di tolleranza (1973) Giannini e la Melato tornano a impreziosire un film della regista, forti di un’intesa consolidata. Dalle imprecazioni sicule di Gennarino fino a quel “sodomizzami” entrato nella storia -sintesi perfetta del contrasto tra incontro fisico e scarto socio-culturale- la coppia regala momenti indimenticabili. Non si dovrebbe mai indugiare troppo nella nostalgia, ma davanti a una Melato splendida alle prese con il PC qualche lacrima sfuggirà di certo.