A PROPOSITO DI KATHRYN BIGELOW…
Limousine
La limousine, simbolo materializzante dello stato di benessere all’apparenza incrollabile, è stata protagonista nel 2012 di due pellicole fondamentali, Holy Motors e Cosmopolis (considerando l’inevitabile correlazione creatasi tra le due durante il festival di Cannes): opere che rimodellano il significato classico del mezzo per ripensare a un differente riferimento simbolico.
Nel film di Cronenberg la limousine diviene tramite attraverso cui osserviamo la realtà al collasso capitalistico, immagini esterne di rivolte sociali che prendono il veicolo come bersaglio figurativo ma che nonostante ciò rimangono estranee al protagonista, rinchiusosi all’interno del suo mezzo insonorizzato e a prova di proiettile, mentre guarda la realtà senza alcun riguardo. Quelle di Cosmopolis sono quindi figure lontane dall’universo esistenziale, prive di quell’elemento emozionale proprio dello SQUID (Dispositivo d’Interferenza del Superconduttore Quantum) di Strange Days, porzioni di vita registrate direttamente dalla persona che ha vissuto quei momenti per esser poi trasmessi per via cerebrale. Lo SQUID diviene una forma di dipendenza incontrollabile di ricerca d’immagini, una droga in grado allo stesso modo di trasformare la realtà in apatica rappresentazione epistemologica. Proprio in questo senso Cosmopolis e Strange Days si incontrano, lo sfondo che caratterizza le due limousine mentre attraversano il tessuto urbano è quello di una rivolta senza fine e di un attacco al potere con le conseguenti repressioni; due pellicole che si muovono tra il presente e un futuro anticipatore, avendo come nesso fondamentale quello di mostrare l’apatia del singolo all’interno di una logica della realtà come rappresentazione. Se quindi in Strange Days ad essere centrale è il ruolo ontologico dell’immagine, è impossibile non cogliere la vicinanza che Leos Carax vuole donare a quest’ultima in Holy Motors, la sua ricerca – sia disperata che passionale – nel ritrovare la bellezza dell’immagine all’interno del mondo finzionale cinematografico, legata a doppio filo al suo essere matrice di generi e possibili narrazioni. In modo differente l’autore francese e la Bigelow cercano di cogliere il ruolo emozionale deputato all’immagine, sul limite del rappresentabile. In questo caso è innegabile quanto Strange Days abbia preceduto una tendenza che possiamo riconoscere proprio oggi, quando il puro piacere cinefilo sta ancora alla base dell’emozione reale dell’immagine cinematografica. A modo loro sono tre pellicole-evento che riflettono direttamente sui tre piani temporali – passato, presente, futuro – e possiamo intendere Strange Days come opera germinale di due summe rappresentative del mondo e del cinema contemporaneo.
Strange Days [id., USA 1995] REGIA Kathryn Bigelow.
CAST Ralph Fiennes, Angela Bassett, Juliette Lewis, Tom Sizemore.
SCENEGGIATURA James Cameron, Jay Cocks. FOTOGRAFIA Matthew F. Leonetti. MUSICHE Peter Gabriel, Graeme Revell.
Fantascienza/Thriller, durata 145 minuti.