Narrazioni senza freni
La prima stagione di Homeland si concludeva con una scelta compromissoria ma che appariva anche l’unica possibile nell’ottica di una serie che non può permettersi di eliminare i propri protagonisti, essendo fondata, tra le altre cose, sulla relazione ambigua tra i due personaggi principali, sulla loro opposizione e attrazione.
L’inizio di questa seconda vede Brody alle prese con la sua carriera politica e Carrie fuori dalla CIA, dopo una terapia comprensiva di elettroshock per curare il suo bipolarismo, cui viene fatta risalire la sua ossessione per Brody. Ma già nell’arco della prima puntata risulta evidente che nessuno dei due può liberarsi del proprio passato e delle proprie scelte. Caratteristica di Homeland è un ritmo serratissimo dettato da numerosi colpi di scena, che in questa seconda stagione diventano ancora più eclatanti. In particolare, nel giro di quattro episodi salta completamente il motivo dell’opposizione (e dell’equilibrio) tra i due protagonisti, nonché motore principale della trama: ribaltamento prontamente sviscerato in 2×05, “Q&A”, l’episodio più intenso della stagione. Ciò conduce ad una ridefinizione delle posizioni dei personaggi in gioco, e a nuovi livelli di ambiguità e sospetto, in primo luogo da parte dello spettatore. Lo svolgimento della nuova alleanza tra Brody e Carrie (e per estensione, la CIA) non sempre regge sul piano della verosimiglianza, ma d’altronde in Homeland la plausibilità delle azioni singole è secondaria. Se il contesto è realistico, il dettaglio di ciò che succede spesso non lo è (si veda ad esempio l’andamento poco credibile di 2×10, “Broken Hearts”, che conduce ad una resa dei conti altrettanto poco credibile ma sicuramente spettacolare), piegato il più delle volte alle esigenze di una narrazione fondata sul plot twist e sulla necessità di tenere aperte varie possibilità: i continui cambi di punti di vista, la difficile interpretazione di alcune azioni o eventi formano un terreno adatto per qualsiasi risoluzione futura, e conferiscono alla serie il non secondario merito di tenere destissima l’attenzione di chi guarda.
Se ci si sposta dal plot politico-terroristico però, tutto funziona peggio, e i particolari fini a se stessi o meramente funzionali si moltiplicano: delude l’indagine personale di Mike, amico/rivale di Brody, così come il coinvolgimento di Dana, la figlia di Brody, in una storyline prevedibile e innecessaria. Così, anche l’evoluzione amorosa del rapporto tra Brody e Carrie lascia più di un punto interrogativo, soprattutto alla luce di un finale che apparentemente sposta l’antitesi tra colpa e innocenza su un piano meno interessante. Ovviamente -e lo speriamo- la terza stagione potrebbe cambiare di nuovo le carte in tavola.
Homeland – Caccia alla spia [Homeland, USA 2011], IDEATORE Gideon Raff, sviluppata da Howard Gordon.
CAST Claire Danes, Damian Lewis, Morena Baccarin, Mandy Patinkin.
Drammatico/Azione, durata 50 minuti (episodio), stagioni 2.