Meglio lasciar perdere
Broken City è un’occasione mancata. Se le intenzioni da crime-thriller che indaga sui giochi sporchi di politici e ricchi imprenditori disposti a ogni mezzo pur di accrescere potere e portafoglio sono buone, per quanto non originali, il risultato finale non è purtroppo all’altezza.
Inutile scomodare rimandi illustri (uomini del re, braccia violente della legge, delitti a Chinatown) e creare parallelismi improponibili e mortificanti: Broken City non funziona fin dall’origine, a cominciare da una fragilità narrativa a tratti così ingenuamente esibita da suscitare quasi tenerezza. Se le fondamenta sono una sceneggiatura confusa, traballante e inverosimile, notevole handicap per un thriller con ambizioni di denuncia, si potrebbe salvare qualcosa con una buona regia e interpretazioni efficaci degli attori. Ma Allen Hughes non ci regala mai un guizzo e gli attori oscillano tra la svogliatezza della rediviva Zeta-Jones e l’appesantito Russell Crowe degli ultimi anni, sbiadito e fiacco alter ego dell’interprete del comandante Massimo e del matematico John Nash. Protagonista Mark Wahlberg, volenteroso e nulla più, in una storia di caduta e rinascita che ci mostra per l’ennesima volta il riscatto dell’uomo qualunque capace, tra qualche scheletro nell’armadio e qualche bicchiere di troppo, di opporsi al potere corrotto del quale è stato vittima in prima persona, granello di sabbia che con coraggio prova a inceppare un meccanismo pantagruelico destinato a prosperare fino all’autodistruzione.
Limite più grande è però quello di uno script che vorrebbe mettere a fuoco troppi temi: dai colpi bassi tra candidati in campagna elettorale che fanno il verso a Le idi di Marzo, alla collusione tra potere politico ed economico, qui un’allusione a problemi sociali come l’assegnazione di case popolari alle minoranze etniche, là un’altra sull’omosessualità non dichiarata dell’aspirante sindaco. Sullo sfondo l’immancabile ironia sul futile mondo dello spettacolo con i suoi “artisti” effeminati e snob contrapposto a un detective rude e poco cool, ovviamente lasciato dalla fidanzata attrice. In questo calderone i rapporti tra i vari personaggi sono inevitabilmente poco più che abbozzati rendendo davvero arduo provare empatia per protagonisti così monodimensionali. E nemmeno battute alquanto trite (“Non so se lei sia più stupido o più cattolico” “Entrambi”) vengono risparmiate allo spettatore. Recuperate se volete Tutti gli uomini del re, Il braccio violento della legge, Chinatown, ma lasciate perdere Broken City.
Broken City [id., Usa 2013] REGIA Allen Hughes.
CAST Mark Wahlberg, Russell Crowe, Catherine Zeta-Jones, Barry Pepper.
SCENEGGIATURA Brian Tucker. FOTOGRAFIA Ben Seresin. MUSICHE Atticus Ross.
Thriller/Crime, durata 108 minuti.