Dal 14 gennaio va in onda, sulla rete CW (Gossip Girl, 90210, Supernatural), il teen drama The Carrie Diaries. È il prequel (anche se non sarebbe corretto chiamarlo così, dato che è l’adattamento del romanzo omonimo), di Sex and the City, la serie televisiva HBO a target femminile più vista e più amata di sempre.
Il telefilm, che è arrivato alla quarta puntata, non promette bene in termini di ascolto e pare che la sfida, davvero ardua, sia destinata a essere persa. Certo, il motivo principale può trovarsi nel rifiuto da parte dei fan di SATC di vedere la loro beniamina – modello di stile e di vita – interpretata da una ragazzina di sedici anni, alle prese con i primi rapporti sessuali e con NY, ancora tutta da scoprire. Ma non è l’unico. Il problema di The Carrie Diaries è nel target di riferimento. Ad esclusione dei telespettatori onnivori, è difficile proporre una serie per teenagers a un pubblico di trentacinque-quarantenni che, soprattutto negli ultimi tempi, se non è un po’ soft-porn non è cool. È difficile anche proporre un teen drama ambientato negli anni ’80 a degli adolescenti che non hanno nessun motivo particolare per subire il fascino nostalgico di un periodo che non gli appartiene.
E allora, a chi è rivolto The Carrie Diaries? Probabilmente a una fetta di spettatori esigua, che non si cura del target, né dell’ambientazione, ma giudica la bontà del prodotto. I personaggi sono solidamente caratterizzati; la protagonista, interpretata da Anna Sophia Robb, raccoglie un’eredità non facile e riesce, soprattutto attraverso un preciso lavoro di gesti, posture e sguardi, a far moderatamente pensare alla Carrie di Sarah Jessica Parker, senza innescare sentimenti nostalgici. Gli stereotipi teen sono rigorosi: rapporti famigliari problematici, crisi di identità sessuale e non, grandi storie d’amore. La colonna sonora è un romantico tuffo nel passato negli anni. Ma il piacere (proibito) nel seguire questa serie, per chi adolescente non lo è più da molto tempo, è senza dubbio il fattore glamour: paiettes e lustrini, colori follemente abbinati, acconciature e trucchi esagerati e stravaganti.
Il costumista Eric Daman, oltre ad aver saputo mettere dentro un oggetto (la borsa di Mark Cross) tutte le caratteristiche principali della protagonista, è stato capace di adattare alla piccola e non slanciata corporatura di Anna Sophia Robb un Scaasi originale fucsia con pois e spalle scoperte. Non poteva compiere scelta migliore per la prima notte newyorkese di Carrie Bradshow.