ANNIVERSARIO DELLA PRIMA TEATRALE DI ROMEO E GIULIETTA
Love will tear us apart. Again.
Romeo e Giulietta, Montecchi e Capuleti, amore e morte. Il più famoso dei testi shakespeariani, emblema universale di amore assoluto e tragico, è un concerto perfetto di tempi e opposizioni.
Pensate alla conclusione: la tragedia non sta tanto nella morte dei due sfortunati giovani, ma nella tempistica di quella fine, stupidamente accidentale, evitabile per un soffio, quel minuto di troppo che da secoli accende ogni volta le speranze del pubblico per un differente esito.
Baz Luhrmann – che per il resto si attiene fedelmente al copione originale – manomette quella tempistica con furbizia crudele: Juliet si risveglia un attimo prima del solito, non abbastanza per evitare la morte di Romeo, ma in tempo per vedere il marito morire. Perché Romeo + Giulietta più che un dramma è un melodramma, un’opera pop eccessiva e sfrenata, un musical mancato (e infatti la colonna sonora, tra i Radiohead e i Cardigans, è contrappunto preciso e attinente ad ogni scena della piéce), esperimento di commistione tra Alto e Basso, che anticipa la Traviata rock di Moulin Rouge! innestando versi elisabettiani su un’ambientazione contemporanea (o vagamente futuribile). Può sembrare (e forse è) solo un divertissement, ma, nell’ammodernare la vicenda dei due amanti segnati dalle stelle, Luhrmann agguanta un efficacissimo spirito adolescenziale – Romeo e Giulietta parlano e parlano come Dawson e Joey di Dawson’s Creek, poco importa che lo facciano in rima, sospirano e pontificano in poesia dolciastra da Baci Perugina, giocano tra l’acqua e le lenzuola, e, forse per la prima volta nella Storia, fanno sesso per davvero – e sceglie gli attori giusti (Leonardo DiCaprio e Claire Danes sembrano così piccoli e indifesi, bambini fino all’altro ieri, impreparati alla vorticosa realtà che li circonda) per restituire ai teenager degli anni Novanta l’archetipo d’amore romantico e impossibile, necessario alla crescita. Tutto il resto è Luhrmann: sfrontato, esagerato, barocco, kitsch. Nella tragedia delle opposizioni, anche la sua autorialità è duplice: insieme respingente e affascinante, mastica cinema, generi e citazioni (da una sequenza d’apertura quasi western, al gangster movie, a West Side Story), arreda la sua Verona Beach nei dettagli, tappezzandola di manifesti espliciti e dipingendo i due clan rivali con tratti iconici e sicuri. Tanto didascalico da essere irresistibile (come la morte di Mercuzio con lo sfondo di un vecchio palcoscenico sfilacciato e di tempestose nuvole scure), se stiamo al suo gioco questa versione di Romeo + Giulietta è un adorabile piccolo cult: tra madonnine, candele a profusione, camicie hawaiane, paccottiglia luminosa, fuochi d’artificio, maschere di plastica, risate, lacrime, amore, morte e l’eco di un televisore spento.
Romeo + Giulietta [William Shakespeare’s Romeo + Juliet, USA 1996], REGIA Baz Luhrmann. CAST Leonardo DiCaprio, Claire Danes, John Leguizamo, Harold Perrineau Jr., Pete Postlethwaite. SCENEGGIATURA Craig Pearce, Baz Luhrmann (tratto dall’omonima tragedia di William Shakespeare). FOTOGRAFIA Donald McAlpine. MUSICHE Nellee Hooper. Drammatico, durata 120 minuti.