A PROPOSITO DI ROBERT ZEMECKIS…
Sempre eternamente vivo
L’ottenimento dell’eterna giovinezza è stato tema di innumerevoli racconti in un forsennato e irraggiungibile tentativo di superare la morte. In La morte ti fa bella l’ottenimento di questa condizione è reperibile dalle protagoniste sotto forma di pozione cosmetica, creata e diffusa proprio nel luogo in cui l’idea di superamento del tempo, più che altrove, si è identificata: cioè Hollywood.
Il richiamo diretto al cinema nel cinema di Zemeckis non è assolutamente una novità; l’autore americano ha infatti a più riprese ripensato al ruolo dell’immagine, dal valore della ripresa reale fino a quello dell’attore, mettendo costantemente in evidenza la relatività temporale nel mondo cinematografico, autentica variabile nell’immagine storicizzata della memoria collettiva. E’ logico chiedersi dunque quanto la sue pellicole siano in grado di reggere il tempo. In particolare La morte ti fa bella si presta a questo discorso non tanto per la coincidenza tematica, ma perché portatore paradigmatico: qui si parla soprattutto dei primi vent’anni di attività del regista, di un’estetica sempre in bilico tra il piacere cinefilo della messinscena (che vede il cinema classico come riferimento) e tecniche all’avanguardia, che divengono vero cuore pulsante delle sue realizzazioni. Pensiamo all’uso di una fotografia estremamente caratterizzante e mai naturalistica o al gioco di inquadrature in grado di valorizzare al massimo la costruzione scenico-spaziale, come nella tradizione classica, unite a quello che oggi noi percepiamo come un artigianato degli effetti speciali. Il normale senso di superiorità che negli anni ha viziato il nostro senso percettivo qui diviene puro piacere artigianale (nel vero senso letterale) in grado di coglierci a distanza di anni ancora di sorpresa, traendoci, una volta di più, in inganno. Quello che proviamo è un sincero sentimento di affetto nei confronti di un modo di fare passato, e più difficilmente comprovabile invece con le ricostruzioni digitali (pensiamo solo alla definizione delle texture percepibili come scarto dopo poco tempo). Il tutto perfettamente supportato dall’idea registica di Zemeckis, che dona alle pellicole un nuovo senso per chi le rivede oggi, in cui il piano stilistico si confonde con quello tecnico diventando un tutt’uno indistinguibile, piacevole e caratterizzante. Probabilmente mai come in questo caso la traduzione italiana del titolo coglie l’essenza di ciò che queste pellicole rappresentano oggi per chi le osserva.
La morte ti fa bella [Death Becomes Her, USA 1992] REGIA Robert Zemeckis.
CAST Meryl Streep, Goldie Hawn, Bruce Willis, Isabella Rossellini.
SCENEGGIATURA David Koepp, Martin Donovan. FOTOGRAFIA Dean Cundey. MUSICHE Alan Silvestri.
Commedia, durata 103 minuti.