L’imagination au pouvoir
Alle numerose pellicole che ritraggono i giovani d’oggi come una razza spenta, priva di ideali e scippata di qualsiasi aspettativa futura, Qualcosa nell’aria oppone con forza il ricordo di una generazione che sognava di cambiare il mondo.
Il confronto tra presente e passato, ogni volta che si rievocano i fermenti del maggio francese, è sempre impietoso e non può fare a meno di sbatterci in faccia tutta la veridicità della celebre battuta di Altan sul godersi “il calduccio di questi anni di merda”. È però altrettanto vero che spesso gli omaggi rivolti all’epoca del flower power contribuiscono ad affievolire l’aura di magia che circonda il mito, rivelando l’anima contraddittoria che stava alla base del movimento. Per esempio, il fatto che la “primavera” della vita di Gilles, Leslie, Félix, scorresse leggera, scevra da preoccupazioni, proprio perché generatasi dalla tanto vituperata borghesia, che consentiva loro di crogiolarsi nel fancazzismo artistico e nella contemplazione zen di pittura, cinema e poesia, recando ben pochi contributi alla lotta di classe. La delicatezza estetica di Assayas è innegabile, le sue immagini sbocciano romanticamente dalla macchina da presa, seguendo il nomadismo della trama senza ammorbarci con le trite distorsioni psichedeliche da acid trip, abusate per tradizione dai film che ripercorrono l’ascesa dell’immaginazione al potere. Però più che una cronaca vera e propria, si tratta appunto di un bagno rilassante di sensazioni stereotipate, che si srotolano lentamente tra gli anelli del fumo d’erba e i suoni di cavigliere del Kathakali. Un video album per accarezzare la memoria dei sessantottini nostalgici, da custodire e proiettare all’occorrenza. Se bisogna dare atto che a raccogliere i frutti della controcultura non sono i soliti studenti universitari bensì piccoli dreamers adolescenti, mi domando quand’è che l’occhio meccanico si poserà su quei non protagonisti oscurati dalla storia ufficiale, che comunque vissero la trasformazione sociale, a modo loro. Con distacco apolitico, senza schierarsi, senza partecipare ai collettivi, assistendo alle manifestazioni e alle proteste di piazza da dietro il vetro di una finestra. Ma capisco che possa trattarsi di materiale troppo poco interessante perché il cinema possa occuparsene.
Qualcosa nell’aria [Après mai, Francia 2012] REGIA Olivier Assayas.
CAST Clément Métayer, Lola Créton, Carole Combes, Mathias Renou.
SCENEGGIATURA Olivier Assayas. FOTOGRAFIA Eric Gautier.
Drammatico, durata 122 minuti.