Ri-animazione in 3D
Frankenweenie è una sintesi d’alto vertice: l’umorismo del Burton fanciullo guidato dalla maturità dell’adulto regista. Un film realizzato in stop motion in cui, dietro l’apparente semplicità del bianco e nero, si nasconde tutta la forza visiva del 3D. Basti pensare alle scariche elettriche che riportano in vita il piccolo Sparky, all’orologio che gira impazzito, alle impronte sui tetti del cane che fugge.
Nessun manierismo – rischio in cui il regista incorre spesso negli ultimi tempi – grava sulla semplicità della storia. Al contrario, il linguaggio essenziale dell’animazione restituisce autenticità alle emozioni: lo sguardo di Victor, assorto nel lutto, mentre la vita continua e le immagini scorrono in dissolvenza, è una sequenza di grande efficacia per sintesi e immediatezza. Il déjà-vu si risolve in un gioco: il mondo dei freak, gotico e buono, normale e pauroso, si apre a rimandi personali (come Victor, lo “sposo cadavere” o “-weenie”, in questo caso più un adolescente fifone che uno spietato barbiere) e in rimandi cinematografici: Gremlins o Gamera, ma soprattutto la strizzata d’occhio a James Whale. L’ironica nota, l’amore sotto forma di scossa elettrica, trasforma l’innamorata cagnetta in una sorta di moglie di Frankenstein. Non a caso Elsa – omaggio a Elsa Lanchaster – è il nome della proprietaria della barboncina ed Edgar, pronunciato all’inglese, suona simile a Igor: ulteriore tributo al Frankenstein, già esplicito nel titolo. Ironico e commovente, Tim Burton riporta sullo schermo la freschezza dell’84 e trasforma il vecchio corto in un film capace di restituire il candore disarmante di un ragazzo che perde l’amico del cuore. La maturità dell’adulto trapela nei dialoghi: “Accoglierei la morte” dice Elsa – prigioniera in una grigia esistenza, alter ego del regista che da tempo accarezza il tema sfiorando la saggezza innocente del bambino: non si muore, si sprofonda nel cuore. Ma l’inquietudine non oscura mai quei morti che invece palpitano di vita, quegli eccentrici che restano puri e semplici, come le musiche che colorano il film. Mentre l’avventura disneyana divampa, l’angoscia si annida nella modernità della scienza: riflessione sottile e pungente, che cede subito il passo alla favola e nel regalare a Victor e Sparky l’impossibile, commuove. Ancora una volta, a suo modo.
Frankenweenie [Id., USA 2012], REGIA Tim Burton.
CAST (DOPPIATORI ORIGINALI) Winona Ryder, Martin Landau, Martin Short, Catherine O’Hara.
SCENEGGIATURA John August, Tim Burton, Leonard Ripps. FOTOGRAFIA Peter Sorg. MUSICHE Danny Elfman .
Animazione, durata 87 minuti.