Fantascienza marxista
Se i tasselli del tempo che compongono la storia dell’uomo fossero calcolabili in numero di frames al secondo, l’HDR introdotto da Peter Jackson arriverebbe a livelli di definizione impressionanti.
I balletti tra epoche non sono certo una novità per un “lostiano purosangue”, abituato a districare nodi e scovare soluzioni che sovvertono i canoni della struttura narrativa, tanto quanto aggirano le regole della fisica quantistica. Per di più, in Cloud Atlas c’è l’isola (dello stesso arcipelago, le Hawaii), c’è un veliero, ci sono i rantoli del fumo nero sbuffati dal demone Georgie e il fruscio di voci che scuotono le foglie sugli alberi. Però poi, saltando nel futuro, appare un tizio vestito di nero, con un chip conficcato nel cervello, cui hanno cucito la faccia di cuoio di Keanu Reeves. E allora capisci di essere in un film dei fratelli Wachowski. Lo capisci anche e soprattutto dal messaggio politico, essenza del loro cinema, che può riassumersi nella conoscenza della “vera” verità del mondo come arma da adoperare contro la schiavitù. Ma saper vedere con i propri occhi al di là di convenzioni e sovrastrutture codificate, svegliarsi e rendersi esecutori delle proprie azioni (possedere un bel Karma), erano concetti nella filmografia della coppia di autori finora limitati e posticipati ad una data imprecisata, capolinea della deriva umana (che ricorda su più fronti l’”Unanimità” della Nuova Seul). Qui invece diventano obblighi e principi fondativi della civiltà, dell’evoluzione e della sua sopravvivenza, da estendere universalmente e distribuire in tanti Matrix, quanti sono i secoli che si sono alternati. Inoltre, la piega che assume la chiave d’analisi è quella di una fantascienza marxista mai così esplicita, che ancor prima che sulla presa di coscienza individuale – di cui la pillola rossa era la metafora più nota – rintraccia nell’importanza dei legami, della solidarietà, della lotta comune, della necessità di affidarsi agli altri (dall’utero alla tomba), il mezzo per tramandare la conquista della libertà. Si comprende allora che le maschere indossate dagli attori che pattinano tra flashback e flashforward sono volutamente posticce, in modo da distinguerli e al contempo confonderli per renderli parte di un disegno unico. Un grande cerchio (ma senza angeli), che si riallaccia alla trilogia e sembra quasi il proseguimento più approfondito della macroscalata sui rampicanti della vita avviata da Terrence Malick. In una fase che ci vede apparentemente interconnessi dai fili invisibili della rete, in cui fare il punto della situazione è sempre più che mai doveroso.
Cloud Atlas [id., USA/Germania/Hong Kong 2012], REGIA Andy & Lana Wachoswki, Tom Tykwer.
CAST Tom Hanks, Hugh Grant, Halle Berry, Jim Broadbent, Hugo Weaving, Jim Sturgess, Susan Sarandon.
SCENEGGIATURA Andy & Lana Wachoswki, Tom Tykwer. FOTOGRAFIA John Toll, Frank Griebe. MUSICHE Johnny Klimek, Reinhold Heil, Tom Tykwer.
Drammatico/Fantascienza, durata 172 minuti.