“Tutte quelle voci racchiuse in una sola”
Quando Matrix fece la sua apparizione nelle sale, fu un po’ come aprire un vaso di Pandora filosofico ed esistenziale. Il fenomeno era favorito anche da un facile riconoscimento di pochi personaggi al limite del manicheismo, stagliati contro l’uniformità degli agenti Smith. In Cloud Atlas questo tipo di struttura si ripete nella sequenza della Nuova Seul, quella cioè che omaggia la trilogia precedente.
Per il resto, la struttura caratteriale cambia in maniera profonda. Resta esiguo il numero degli interpreti per altrettanti personaggi centrali, ma in questo caso sono essi stessi a darsi il cambio tra sfondo e proscenio di episodio in episodio. Come se ognuno di loro incarnasse un dedalo di personalità e aspetti differenti, funzionali al protagonismo occasionale, ma soprattutto alla creazione di un fil rouge genetico e narrativo che attraversa tutto il film. Così, se in passato ogni personaggio era portavoce di un aspetto umano, che formava una personalità più completa una volta unito ad altri personaggi, qui avviene il contrario. Il caleidoscopio delle sfaccettature degli interpreti conferisce una notevole capacità di adattamento al singolo individuo rispetto alle varie situazioni, in una sorta di mimetismo che va al di là delle generazioni e della propria persona. Non solo, le sfaccettature consentono di lasciare aperta per tutti la possibilità di cambiamento, in un gioco di variazioni di cui ognuno si rende capace. Il viaggio nel tempo perde quindi il suo significato letterale per fare acquisire ai caratteri dei tratti sovratemporali e universali. Lo scorrere dei decenni diventa un espediente narrativo che arriva quasi a negare il suo significato letterale. Dal film del 1999, in cui la complessità di una personalità era scomposta su più personaggi, qui il processo è inverso: ogni interprete, attraverso più identità, espone l’eclettismo e la mutazione di una singola persona, mai realmente scollegata dalle voci che la circondano. La contemporaneità ideale delle azioni è resa anche con singolari soluzioni di montaggio, che provocano lo spaesamento degli spettatori. Proprio questo aspetto rischia di ritorcersi contro il film stesso, poiché, in questa “confusione” ricercata, si complica la struttura narrativa. Ma niente toglie a Cloud Atlas il fatto di essere un film enciclopedico, capace di attraversare (e di farsi attraversare da) personaggi ed epoche differenti, ognuna delle quali resta fedele ad un genere cinematografico diverso.
Cloud Atlas [id., USA/Germania/Hong Kong 2012], REGIA Andy & Lana Wachoswki, Tom Tykwer.
CAST Tom Hanks, Hugh Grant, Halle Berry, Jim Broadbent, Hugo Weaving, Jim Sturgess, Susan Sarandon.
SCENEGGIATURA Andy & Lana Wachoswki, Tom Tykwer. FOTOGRAFIA John Toll, Frank Griebe. MUSICHE Johnny Klimek, Reinhold Heil, Tom Tykwer.
Drammatico/Fantascienza, durata 172 minuti.