Sepoltura ancora incerta
Ci risiamo. La doccia gelata scaraventata sulle nostre teste con l’annuncio della sesta candidatura del più grande statista di tutti i tempi (dopo De Gasperi), rimette inevitabilmente in discussione anche le regole generali di organizzazione televisiva, rischiando di resuscitare prodotti che sembravano oramai fuori dai giochi.
Uman – Take Control, uno degli ultimi esperimenti condotti da Italia Uno (la rete “ggiovane” tra le generaliste), aveva simbolicamente sancito la morte del reality, poiché chiudeva per fallimento trascinando giù con sé tutti gli ex gieffini, ex naufraghi, ex talpe, ex pupe ed ex secchioni orfani del proprio format, che vi avevano partecipato nel disperato tentativo di restare a galla. Lo stesso dicasi per le ultime edizioni dei due programmi capisaldi del trash live, Grande fratello e Isola dei famosi, costretti anch’essi a richiamare i concorrenti storici pur di risalire negli ascolti. Nel corso del 2011 la perdita di consenso popolare del Premier si era abbattuta pesantemente sui dati Auditel. L’odore di caduta del governo infatti, era già nell’aria ben prima che si verificasse, ed il resto è storia nota.
Ma ora che il legame politico – mai legislativamente risolto – con i mezzi di comunicazione e la conseguente gestione spettacolare dell’informazione riappaiono in questi giorni di furente campagna elettorale, il pericolo di un futuro nuovo monopolio del genere all’interno del piccolo schermo è tutt’altro che scongiurato. Sappiamo come il collegamento profondo tra i due ambiti abbia consentito il mantenimento di un potere per un ventennio, così come il successo facile e immediato di personaggi mediocri, pescati dalla strada e scaraventati di botto davanti alla lucina rossa, sia stato determinato più che da reali capacità, dalla proposta ossessiva della loro immagine e dalla messa in piazza della loro vita privata. Ce ne rendiamo ulteriormente conto osservando come la percentuale di gradimento nei confronti del Cav, prossima allo 0 nell’anno di latitanza, si sia impennata oltre il 20% durante le festività natalizie, lasciando presagire altri spiragli di crescita nei mesi che verranno se l’occupazione di ogni fascia oraria dei palinsesti continuerà. Se così fosse, austerity e sobrietà non sarebbero bastati a scolpire la memoria breve degli italiani, e nemmeno la sostituzione dei contenitori simulatori di false illusioni con formule ben più ancorate alla realtà. Come ad esempio, il fenomeno debordante di riflettori puntati sulla cucina, che in un certo senso ha contrassegnato l’era Monti, rappresentando sulla scena l’ultimo settore verosimilmente accessibile a tutti, l’unico con cui consolarsi e in cui svuotare il misero contenuto delle tasche: il cibo. Ma in questo paese le sorprese non finiscono mai, e se è vero che la tv ne è il riflesso, il trionfo della quotidianità potrebbe ricedere il passo agli show oppiacei, che distraggono dai problemi montando specchi distorti e appannati. L’appuntamento per sapere come finirà è destinato al 24 febbraio. Intanto la prima puntata è già andata in onda, e la nomination più calda ha visto l’eliminazione del concorrente Matteo, dato inizialmente per favorito nella corsa al montepremi finale.