Quando l’ingranaggio s’inceppa
Con La migliore offerta, Tornatore abbandona la felice unione di autobiografismo e magniloquenza post-leoniana, per realizzare un film meno personale, più piccolo e meno impegnativo, prevalentemente psicologico, com’era il sottovalutato Una pura formalità. I risultati, però, appaiono discutibili.
Fatta salva la mimica di Geoffrey Rush, su cui si regge gran parte del film a livello di messa in scena, pur nella ricercatezza delle scenografie e della fotografia pittorica di Fabio Zamarion – che richiama i colori spenti dei numerosi dipinti presenti nelle inquadrature – il film gira parecchio a vuoto. La colonna sonora di Morricone, che nella prima parte riesce a creare l’atmosfera da giallo misterioso, nella seconda metà del film risulta piuttosto invadente, come peraltro è accaduto altre volte alle musiche del maestro. I personaggi sono privi di spessore, e quindi il loro comportamento è poco interessante, quando non ingiustificato. Nonostante le molte soggettive del protagonista, la sua sorte, già segnata in partenza secondo la tradizione noir, è indifferente allo spettatore, che non può provare simpatia né identificarsi con lo stereotipo del vergine misantropo ed ingenuo. La femme fatale, poi, ha ben poco di affascinante. Per non parlare della macchietta della nana nel bar, davvero fuori luogo. Se tralasciamo i problemi narrativi, di sceneggiatura, di caratterizzazione dei personaggi e ci soffermiamo sui temi del film, ci accorgiamo inoltre che leggere La migliore offerta come una riflessione sulla dialettica tra verità e finzione (l’automa che dice sempre la verità, Virgil che distingue facilmente le opere d’arte false da quelle autentiche), sulla scia di Welles, Hitchcock o De Palma, e di riflesso come un’opera metacinematografica, sarebbe un errore di sovrainterpretazione, alla luce dei film precedenti di Tornatore. A maggior ragione che questa sembra quasi un’opera su commissione e non ha nulla di autoriale. Ma la sua semplicità e la mancanza di ambizione lo conducono ad una sterilità ai confini del cinema fast food. Non ci sono guizzi di regia, latitano l’invenzione visiva e il ritmo, mancano le scene madri e soprattutto mancano a Tornatore l’ironia e l’understatement necessari a far digerire più rapidamente al pubblico questo film di genere.
La migliore offerta [Italia 2013] REGIA Giuseppe Tornatore.
CAST Geoffrey Rush, Jim Sturgess, Sylvia Hoeks, Donald Sutherland.
SCENEGGIATURA Giuseppe Tornatore. FOTOGRAFIA Fabio Zamarion. MUSICHE Ennio Morricone.
Drammatico, durata 124 minuti.