Donne al manubrio
Ryad, Arabia Saudita. Wadjda frequenta una scuola rigorosamente femminile, votata, più di ogni altra cosa, all’apprendimento dei principi del Corano. Ostile per natura a ogni imposizione, la giovane ha il desiderio atavico di possedere una bicicletta per gareggiare con l’amico Abdullah. La bici, però, costa troppo e, per di più, non è un mezzo adatto alle donne.
Ma Wadjda non si dà per vinta, e una volta individuatane una verde, fa di tutto per procurarsi il denaro necessario per acquistarla. Peccato che l’unico modo per racimolare i soldi sia quello di partecipare a una gara di Corano indetta dalla scuola. Passato alle cronache per essere il primo film arabo diretto da una donna, Haifaa Al Mansour, La bicicletta verde si propone, anzitutto, come esempio peculiare di un femminismo giovane e appassionato, dettato da una freschezza di obiettivi di sicuro interesse. Certo, il rischio è un po’ quello di costruire la fama dell’operazione unicamente sulla base degli intenti; tuttavia, posto il sicuro interesse sociologico e politico del film, La bicicletta verde, non sfigura per la vivacità e la freschezza del risultato. Si tratta di caldeggiare una rivolta silenziosa, fatta da donne dalla forte personalità, circondate da una vasta gamma di uomini che passano dall’ammirato – quando va bene, come nel caso dell’amichetto Abdullah – allo zotico, fino ad arrivare all’irresponsabile. Il padre di Wadjda, ad esempio, tipico uomo che sfrutta una condizione sociale particolare per sedersi sugli allori, non indugia nel trovarsi una seconda moglie, al fine di procreare eredi maschi. Sarà il viso ribelle di Wadjda, innato spirito libero, a compiere l’inizio di una rivoluzione che parte dalle mura domestiche. Spontaneamente consapevole della possibilità di distruggere il potere agendo al suo interno, la protagonista diverrà ispiratrice anche delle scelte sovversive della madre, la quale, ammirata dalla tenacia della figlia, riesce a mettere da parte un bigottismo tanto coriaceo quanto ipocrita. Semplice negli intenti, ben costruito, dinamico nella realizzazione, La bicicletta verde, seppur nell’incoraggiamento di un universo valoriale perfettamente comprensibile a noi occidentali, può manifestarsi, a tutti gli effetti, come prodotto peculiare di una cinematografia nazionale praticamente misconosciuta.
La bicicletta verde [Wadjda, Arabia Saudita/Germania 2012] REGIA Haifaa Al Mansour.
CAST Reem Abdullah, Waad Mohammed, Abdullrahman Al Gohani, Sultan Al Assaf, Dana Abdullilah.
SCENEGGIATURA Haifaa Al Mansour. FOTOGRAFIA Lutz Reitemeier. MUSICHE Max Richter.
Drammatico, durata 98 minuti.