Una droga, non un fumetto
La cosa che più colpisce nel fumetto The Walking Dead è l’evoluzione psicologica dei protagonisti. O meglio, del protagonista, Rick Grames, dato che il suo autore, Robert Kirkman, tratta i personaggi come gli zombi che cercano di mangiarseli, abbattendoli con estrema facilità nei momenti più improvvisi e con una violenza dirompente.
Così, ciclicamente ma neanche troppo, assistiamo a choccanti sottospecie di purghe staliniste, dove nel giro di qualche pagina il 90 % dei protagonisti viene spazzato via con sadica freddezza. Cazzotti nello stomaco per noi che leggiamo, non solo perché affezionati ai personaggi, ma anche per “come” muoiono: su tutti, il numero 48 (secondo le uscite originali americane), finale dello scontro tra i sopravvissuti di Rick e il Governatore. Una mattanza. Ovviamente non trasmissibile in televisione: la serie tratta dal capolavoro di Kirkman, per quanto bella tosta sul versante splatter, rimane comunque una versione estremamente edulcorata delle tavole illustrate, tant’è che il Governatore, se nella serie tv pare un grandissimo figlio di puttana, rispetto alla sua controparte disegnata altro non è che una fighetta. E qui torniamo al discorso iniziale, l’evoluzione del personaggio di Rick. Da eroe positivo, o quanto meno “umano” – nel numero 1 uccide zombi per pietà – con il susseguirsi degli eventi diventa pian piano egli stesso una cinica macchina di morte, che prima spara e poi domanda, che mente e inganna i suoi compagni, che imprigiona e quasi tortura ogni nuova persona incontrata, mosso dall’unico imperativo di proteggere la sua famiglia, sacrificando anche i suoi compagni (si veda ad esempio cosa combina nel numero 83). Lo stesso il Governatore, che prima di trasformarsi in un sadico dittatore viene descritto come una persona buona e disposta a morire per salvare il suo gruppo: praticamente, una possibile (probabile?) versione futura di Rick, più che la sua controparte maligna, che si concretizza con l’avanzare della storia, alternando terrificanti violenze a crisi morali e rischiosissime azioni per proteggere i suoi compagni. Rick diventa sempre più un personaggio ambiguo, e l’attenzione si sposta totalmente sulla sua figura, quasi portando in secondo piano il fatto che il mondo è pieno di affamati cadaveri ambulanti: diventerà un nuovo Governatore? Perderà del tutto la sua umanità? Dopo otto anni di pubblicazioni (il numero 1 è uscito negli USA nel maggio 2004) Kirkman con questa trovata riesce magnificamente a rilanciare la sua saga, mantenendo altissima l’attenzione, nonché la dipendenza alla serie. Perché sì, The Walking Dead crea dipendenza, se ne vuole sempre di più e ogni albo si divora con la stessa incontrollabile frenesia di uno zombi che si getta sulla sua preda umana. Albi che, dal novembre scorso, sono reperibili anche in Italia, tradotti e pubblicati mensilmente da SaldaPress: assaltate le edicole, ne vale la pena.
The Walking Dead [id., USA, dal 2004]
IDEATO E SCRITTO DA Robert Kirkman. DISEGNI Tony Moore, Charlie Adlard.
PUBBLICATO DA Image Comics (USA), SaldaPress (Italia)