Un uomo che può tutto
Quella di Benigni è stata una serata dedicata alla Costituzione italiana ma non solo: il lavoro è stato l’altro grande protagonista, sia quello manuale che quello intellettuale.
Infatti, per porre l’accento sull’attività che più di tutte muove l’uomo, si è scelto un continuo riferimento a quel mondo, parlando di intellettuali riuniti per scrivere il testo della Costituzione o mostrando operai e tecnici al lavoro per la costruzione delle luci e delle scenografie. La struttura dello spettacolo però non si rinnova in quasi niente; l’unica novità rispetto alle nostre abitudini è stata l’assenza di pubblicità, cosa che non tutti possono permettersi. Lo spettacolo in sé ha mantenuto la struttura rigidamente bipartita delle ultime apparizioni tv e dei più recenti spettacoli in piazza. La prima parte dell’one man show è, al solito, quella dedicata alla satira e alla comicità. Se al posto di Benigni ci fosse stata un’altra persona, probabilmente avremmo notato molto di più alcuni dettagli. Prima di tutto il testo in sé si è rinnovato molto poco negli ultimi mesi: se avete assistito alla lettura di uno dei canti della Divina Commedia (soprattutto dell’ultima edizione estiva) conoscevate già tutte le battute, una dopo l’altra. Nonostante un pubblico in studio poco accomodante e abbastanza freddo, Benigni ha riproposto questo suo monologo, durante cui la regia meramente televisiva ha mantenuto un montaggio di inquadrature oscillanti (ossessivamente) tra i 3 e i 6 secondi. C’è però anche un’altra questione che salta agli occhi. In un momento in cui l’Italia parrebbe essersi liberata dal berlusconismo più pressante, questa figura torna alla ribalta. È vero che il fantasma di Berlusconi sembra aleggiare nell’aria, ma forse era meglio lasciare da parte le battute più irriverenti e più facilmente attaccabili e concentrarsi invece sulla comprensione delle aberrazioni degli ultimi vent’anni, proprio in relazione agli articoli della Costituzione. Questo è stato piuttosto l’argomento della seconda parte della serata, quella in cui, senza cadere in una mera didattica, Benigni ci ha servito una lettura di quei Principi Fondamentali che di solito si imparano a memoria a scuola, senza preoccuparsi di capirne il significato. Alti e bassi di comicità e di pregnanza, che comunque non intaccano la figura dell’attore, ma anzi, ne rafforzano la capacità di riunire, seppure virtualmente, tutta l’Italia. Un uomo che incarna tutti gli ideali intellettuali e poetici degli ultimi secoli.