La coerenza di Ken
Invecchia bene, come un buon whisky, il compagno Ken. Sorvolando sull’Altra verità, trascurabile e poco riuscito tentativo di thriller politico, Loach ha continuato negli ultimi anni a realizzare un buon cinema di regia invisibile e grandi interpretazioni.
Impegnato e militante, rabbioso ma anche ironico, sempre dalla parte degli ultimi e degli umili, con quest’ultimo film Loach si conferma un regista davvero unico nel panorama autoriale dei giorni nostri, caratterizzato da un diffuso disimpegno postmoderno, spesso considerato come l’unica risposta alla crisi delle ideologie tradizionali. La parte degli angeli è un’opera che alterna momenti drammatici – Robbie, il protagonista, che piange e tace quando incontra il ragazzo che ha picchiato a sangue e i suoi famigliari – ed esplosioni di violenza di grande impatto realistico – come il brutale pestaggio nell’ospedale, tutto girato con la macchina a mano – a sequenze più leggere e persino comiche, affidate in particolare al personaggio di Albert, ingenuotto e ignorante. L’occhialuto Albert non conosce nemmeno la Monna Lisa ed è un po’ lo zimbello del gruppo di disgraziati e piccoli delinquenti, guidato da Robbie, che riesce a risolvere le proprie difficoltà economiche organizzando il furto di un prezioso e rarissimo whisky, il Malt Mill. La prima parte del film è finalizzata soprattutto ad illustrare la personalità dei personaggi e i loro rapporti, nell’ambiente degradato in cui vivono, sotto il cielo terso di Scozia che getta una luce grigia sulle loro vite e ne spegne il colore. La seconda parte, invece, è incentrata sulla realizzazione del piano ideato da Robbie e sulle grottesche difficoltà che esso comporta, ma non per questo La parte degli angeli risulta scisso a metà o prevedibile. La tensione infatti rimane costante, tranne, ovviamente, nelle lunghe sequenze che illustrano come si ottiene il whisky e come lo si degusta.
La parte degli angeli, dunque, è l’ennesima, riuscita fotografia della realtà sociale britannica da parte di Loach, regista (e uomo) dalla coerenza rara. E se il lieto fine dove le simpatiche canaglie raggiungono il riscatto può sembrare edificante o prevedibile, non bisogna dimenticare che il cinema di Loach assume spesso la forma della favola umanista, priva, però, di divagazioni surreali e lontana dal buonismo dell’ultimo Guédiguian. L’amore lucido per i suoi personaggi umani, troppo umani, per lo spettatore è l’antidoto migliore alla misantropia del sadico Haneke.
La parte degli angeli [The Angel’s Share, Gran Bretagna/Francia/Belgio/Italia 2012] REGIA Ken Loach.
CAST Paul Brannigan, John Henshaw, Gary Maitland, Siobhan Reilly.
SCENEGGIATURA Paul Laverty. FOTOGRAFIA Robbie Ryan. MUSICHE Tom Howe.
Commedia/Drammatico, durata 101 minuti.