Psicoanalisi di una nazione
Carnahan e Neeson, con The Grey, tornano al cinema con un’opera contraddittoria che tenta di delineare una possibile ricerca del senso dell’esistenza umana, sia personale che collettiva, alla luce dello stile di vita pressante e abitudinario che sembra prevalere nell’Occidente.
Una società che sovente si rivela cinica e non propensa a concedere molto spazio né alle emozioni né all’empatia per gli altri: qualcosa che invece i protagonisti del film dovranno non solo recuperare ma anche imparare nuovamente a gestire se vorranno riuscire a vedere letteralmente l’alba del giorno dopo. In seguito ad un periodo trascorso in Alaska nei pressi di una sperduta raffineria, John Ottway, guardiacaccia assoldato dalla compagnia petrolifera per tenere lontano i lupi dalla stazione e un gruppo di lavoratori viaggiano su un aereo per ritornare nella città di residenza. Il velivolo s’imbatte in una furiosa tempesta di neve: il comandante tenta un atterraggio di fortuna ma il violento impatto con il suolo è inevitabile. Risvegliatisi in mezzo ad una landa desolata vessata dal ghiaccio, i pochi superstiti cercano di reagire e mettersi in salvo. Un’impresa che si rivela subito ardua: oltre che con le condizioni meteo proibitive dovranno fare i conti soprattutto con i loro inconciliabili punti di vista e la ferocia di un branco di lupi che sembra aver ingaggiato un sadico gioco per eliminarli uno ad uno (che ricorda tanto la perversione umana nei confronti degli animali). Nonostante l’apprezzabile tentativo di declinare in maniera originale la gettonata tematica dell’uomo contrapposto alla natura feroce e matrigna che pervade spesso la cinematografia, nonché la decisione di rendere tutto più verosimile (a parte i lupi, tutto ciò che si vede nel film è reale, bufere di neve comprese), l’obiettivo indugia morbosamente sui particolari sanguinolenti della vicenda. Il film sembra così scadere in un inspiegabile susseguirsi di omicidi perpetrati dai lupi e in personaggi stereotipati e prevedibili (come lo sbruffone cinico di città contro il valoroso e solidale eroe pratico della natura selvaggia). Acclamato in patria da critica e pubblico perché infonderebbe un messaggio filosofico di speranza collettivo, nonostante gli evidenti scivoloni il film può essere considerato un’interessante summa delle preoccupazioni degli statunitensi, che fin dall’epoca coloniale hanno avuto un rapporto conflittuale con il loro sterminato paesaggio naturale che sa essere tanto meraviglioso quanto spietato. Qualcosa che però le realtà urbane ad alta densità abitativa europee potrebbero non comprendere appieno.
The Grey [id., USA 2011] REGIA Joe Carnahan.
CAST Liam Neeson, Frank Grillo, Dermot Mulroney, Dallas Roberts.
SCENEGGIATURA Joe Carnahan, Ian Mackenzie Jeffers. FOTOGRAFIA Masanobu Takayanagi. MUSICHE Marc Streitenfeld.
Azione, durata 117 minuti.