Lontani dal mondo, vicini a se stessi
Il tema dell’individualismo – centrale nella cultura americana che da sempre punta a esaltare il singolo che emerge dalla massa, spesso per ragioni anche futili – viene affrontato da Wes Anderson, ma da un punto di vista opposto a quello tradizionale.
Sam e Suzy sono due adolescenti emarginati: il primo da una famiglia adottiva che non ritiene più opportuno egli continui a vivere con loro e dagli scouts che lo ritengono uno “strano”; la seconda da un nucleo familiare disattento, incapace di comprenderne le aspirazioni e i bisogni. La vediamo sempre sola, a confronto dei tre fratelli sempre insieme, a leggere (strumento di evasione mentale per eccellenza) alla finestra, unico apertura sul mondo di una casa. I loro comportamenti ostili e “diversi” risultano poco graditi alla società, chiusa com’è in un ordine preciso, governata da regole ben stabilite e infrangibili, pena l’esserne esclusi; non è un caso dunque che le soggettive dei due protagonisti siano sempre girate con obiettivi deformanti, a parte quelle rivolte uno all’altra: il proprio punto di vista è, in definitiva, differente. I due hanno altri sogni, altre prospettive di vita rispetto a quelle di chi vive loro intorno. Quello rappresentato da Anderson è un ambiente comunitario opposto a quello desiderato dai due “bambini”, la cui fuga diventa così non segno di rinuncia, bensì di protesta estrema: rifiutati dalla società la rinnegano a loro volta, in un’ulteriore chiusura sì (non a caso il loro obiettivo è un’isola a stento segnata sulla carta), ma che si apra a una vita solitaria Into the wild alla ricerca di un tutt’uno con se stessi e con l’altro. Come diceva Gaber: “la lontananza è l’unica vendetta, è l’unico perdono”. Un atteggiamento che, come ogni atto di ribellione, può non essere capito né condiviso. Lo dimostrano sia gli scouts – intruppati nelle loro divise, già nei panni di uomini medi che di lì a qualche anno vestiranno come ora le orwelliane maschere animalesche della recita – incapaci di accettare la diversità del compagno che piuttosto decidono di aiutare nella fuga (ennesimo allontanamento dell’“altro da sé”), sia la famiglia di Suzy e il Capitano Sharp, offertosi di adottare Sam per evitargli un più che probabile elettroshock. Riportati i fuggitivi a casa, credono infatti di aver risolto così il “problema”, senza accorgersi però che la loro fuga è solo rimandata. Un cambiamento, se davvero voluto, può essere ostacolato, ma non fermato.
Moonrise Kingdom – Una fuga d’amore [Moonrise Kingdom, USA 2012] REGIA Wes Anderson.
CAST Kara Hayward, Jared Gilman, Bruce Willis, Edward Norton, Bill Murray, Frances McDormand.
SCENEGGIATURA Wes Anderson, Roman Coppola. FOTOGRAFIA Robert D. Yeoman. MUSICHE Alexandre Desplat.
Commedia, durata 94 minuti