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All about women
Dedicato a Bette Davis, alle attrici, agli uomini che recitano e si trasformano in donne, a tutte le persone che vogliono essere madri, Tutto su mia madre è sicuramente uno dei film più ambiziosi di Pedro Almodovar.
Se infatti da un lato è molto riconoscibile il tocco del regista spagnolo, dai molteplici personaggi femminili su cui si concentra la narrazione all’ironia pungente nel raccontare ambiguità sessuale e rapporti di coppia non convenzionali (la suora Rosa che aspetta un bambino da un transessuale), dall’altro Almodovar vuole riflettere sul cinema stesso, sul ruolo dell’attore, sulla recitazione come palliativo alle difficoltà e sofferenze della vita. Metacinema quindi, dove tutte le protagoniste si troveranno a recitare, chi per professione, chi per passione, chi direttamente nella propria vita per sfuggire ai giudizi della “gente perbene”. Almodovar, fin dalla prima scena (o meglio, fin dal titolo), rivela il fil rouge con la sua fonte d’ispirazione Eva contro Eva, arrivando poi ad esplicitarlo attraverso la reincarnazione della Margot di Bette Davis nel personaggio dell’attrice di lungo corso Huma, in un artificio (troppo sfacciatamente?) cinefilo che coinvolge anche Tennessee Williams e il suo Un tram che si chiama desiderio. Proprio qui, in questo gioco citazionista che scomoda mostri sacri del cinema e del teatro, si trova il punto debole del film, incapace sia di descrivere con sufficiente profondità donne sofferenti a causa di scelte sbagliate e crudeli scherzi del destino, sia, con una strategia opposta, di metterne davvero alla berlina contraddizioni, difetti e discutibili relazioni interpersonali. Almodovar è quindi lontano dall’acutissima e implacabile cattiveria di Mankiewicz, trovandosi a cedere, specie sul finale, a qualche eccesso di buonismo un po’ stucchevole. Meglio delle punte melodrammatiche i momenti da commedia in cui l’umorismo sfacciato, imperfetto e spumeggiante dell’Almodovar sceneggiatore ha piena consacrazione (un plauso in particolare all’irresistibile transessuale Agrado: “l’unica cosa che ho di vero sono i sentimenti e i chili di silicone”), così come si conferma la sua grande sensibilità nel costruire personaggi femminili pieni di debolezze e coraggiosi allo stesso tempo, consacrati da uno sguardo ironico ma sempre affettuoso: “una persona è più autentica quanto più assomiglia all’idea che ha sognato di se stessa”. Marginali, al solito, gli uomini che, in un mondo di donne sole, privati del loro teorico “ruolo guida”, cambiano sesso o, causa vecchiaia, sono accuditi da moglie e cane. L’unico barlume di speranza è il giovane e sensibile Esteban, appassionato di cinema e teatro, che viene portato via da un destino crudele. Solo così la storia può cominciare: it’s all about women, Pedro non si smentisce mai.
Tutto su mia madre [Todo sobre mi madre, Spagna 1999] REGIA Pedro Almodovar.
CAST Cecilia Roth, Marisa Paredes, Penélope Cruz, Antonia San Juan.
SCENEGGIATURA Pedro Almodovar. FOTOGRAFIA Affonso Beato. MUSICHE Alberto Iglesias.
Commedia/Drammatico, durata 101 minuti.