30° Torino Film Festival – 23 novembre 2012/1 dicembre 2012
SPECIALE TORINO FILM FESTIVAL
Ritorno alle origini
Prendere parte ad una kermesse festivaliera significa entrare in contatto, captare influssi e tendenze del panorama cinematografico mondiale, preziosamente utili alle formulazioni di analisi e previsioni sul destino del settore.
Sui piatti della bilancia del 30° Torino Film Festival, l’ago ha pesato maggiormente verso un guardarsi indietro, ad un orizzonte lontano e in aperto contrasto con lo sperimentalismo di matrice spettacolare, prediligendo alla bulimia pluridimensionale un’arte povera, tecnicamente scevra di elementi. Espressa dall’amatoriale cinema fai-da-te, transumato (dalla seppur avanguardistica piattaforma web) in una finestra riaperta sul passato rudimentale e su ciò che nacque come puro automatismo di ripresa, e dal nostalgico genere citazionista, che riflette su se stesso e sulle proprie origini. Se The Artist aveva confuso le acque attivando un cortocircuito con la modernità, e condensando cent’anni di Storia in una pellicola sì muta e in b/n, ma girata in un’ottica odierna, in cui le immagini e i silenzi si caricavano di significati altrimenti illeggibili, il Blancanieves di Pablo Berger arresta bruscamente il discorso intrappolandolo prematuramente nella macchina del tempo trascorso. Senza aggiungervi alcuna rielaborazione atta a distogliere dall’impressione che si tratti di un reperto ritrovato e restaurato, senza innescare dibattiti consequenziali, rendendo di fatto il prodotto un mero esercizio di stile, perfettamente riuscito solo sotto il profilo del godimento estetico. Escludendo la matrigna in versione sado-fetish, il linguaggio inscenato non slitta oltre il 1929, riproponendo con l’uso della sovrimpressione, dei piani ravvicinati, del montaggio alternato e dell’uso enfatizzato dell’accompagnamento musicale, gli stilemi tipici del mélo alla Griffith. Tutto molto bello, per carità, ma tra i remake, le rivisitazioni e le tante pellicole rigonfie di omaggi in cui anneghiamo, il sentore percepito è che il cinema post-moderno a furia di mescolarsi e avvitarsi su se stesso, ormai si sia inceppato. E dato che si parla di un’arte ancora giovanissima, accantonare il rimpianto e compiere un passo in altre direzioni diventa necessario, se si vuole consegnarle l’idea di un futuro e di un’esistenza duraturi.
Blancanieves [id., Spagna 2012] REGIA Pablo Berger.
CAST Maribel Verdù, Angela Molina, Daniel Giménez Cacho.
SCENEGGIATURA Pablo Berger. FOTOGRAFIA Kiko de la Rica. MUSICHE Alfonso Vilallonga.
Drammatico, durata 104 minuti.