Timide variazioni
È facile osservare come quella francese, più di altre cinematografie, possa essere raggruppata in due macro-stilemi: quello “autoriale” e quello “medio” che, senza allontanarsi troppo da tematiche e strutture narrative collaudate, mira con leggerezza e ruffianeria a volte eccessiva (Emotivi anonimi e Quasi amici lo dimostrano), a conquistare potenzialmente la fetta di mercato più ampia possibile.
Curioso notare come questa tendenza produttiva si stia diffondendo anche nel cinema d’animazione d’oltralpe. Ben lontano dagli intenti artistici ad esempio de L’illusionista, Un mostro a Parigi – prodotto da Luc Besson per la regia di Bibo Bergeron (La strada per Eldorado e Shark Tale) – punta sugli sche(r)mi della commedia musicale per confezionare un prodotto di buona fattura, ma privo di grande originalità. Seguendo il protagonista Francoeur, intreccio de La bestia di M. me Villeneuve e Quasimodo di Hugo, le cui vicissitudini ambientate dopo l’allagamento di Parigi nel 1910, modernizzano il tema del cuor gentile (o franco, come sottende il nome) in un corpo mostruoso perché “diverso” (qui pulce antropomorfa dopo un casuale esperimento chimico), la sensazione di un lungo déjà vu accompagna lo spettatore facendolo galleggiare placidamente verso un lieto fine di fiabesca tradizione. Molto pare già visto: il progresso tecnico-scientifico alla base dello sviluppo culturale europeo, fonte dei sogni a occhi aperti della belle époque, flirta con il cinema allo stesso modo de La straordinaria invenzione di Hugo Cabret – con tanto di giovane cineamatore appassionato di Méliès – così come l’inseguimento sul pallone aerostatico ricorda l’analogo prefinale di Up. Questi sono solo due dei numerosi rimandi del film, che forse trova la sua carta migliore proprio nel continuo rilancio allo spettatore più accorto, in un gioco citazionistico però di maniera, privo com’è di una specifica funzione narrativa. Ma nonostante gli evidenti limiti, Un mostro a Parigi svela nella ricostruzione d’ambiente, nel disegno e in alcune scene decisamente azzeccate (il flashback in soggettiva di Francoeur e il combattimento sulla Torre Eiffel) un potenziale che, se maggiormente sviluppato, avrebbe dato risultati sicuramente migliori. Si sarebbe così compiuto un ulteriore passo in avanti verso la parità, ormai alla portata del cinema d’animazione europeo, con quello statunitense, da cui invece risulta purtroppo ancora intimidito e condizionato nelle idee e nello stile. L’occasione è solo rimandata.
Un mostro a Parigi [Un monstre à Paris, Francia 2011] REGIA Bibo Bergeron.
CAST, DOPPIATORI ORIGINALI Mathieu Chedid, Vanessa Paradis, Gad Elmaleh, François Cluzet
CAST, DOPPIATORI ITALIANI Arisa, Raf, Enrico Brignano, Enzo De Caro.
SCENEGGIATURA Bibo Bergeron, Stéphane Kazandjian. MUSICHE Mathieu Chedid.
Animazione, durata 90 minuti.