SPECIALE SERIE TV
Tempo scaduto
Nel momento in cui scriviamo, Last Resort, ultima creatura dell’ideatore di The Shield Shawn Ryan, è già condannata. Mentre la prima stagione è ancora in corso, la ABC ha reso nota la sua cancellazione per bassissimi ascolti.
Insuccesso imperscrutabile, perché Last Resort ha uno dei pilot più avvincenti degli ultimi anni e una storia intrigante, che coniuga personaggi ben caratterizzati con la riflessione sulle strutture del potere statunitense. L’azione si divide tra Washington e il sottomarino USS Colorado: la sede del potere e uno dei letali strumenti di quello stesso potere. L’evento scatenante è una scelta: quella del capitano Marcus Chaplin (Andre Braugher) di contravvenire all’ordine di dirigere sul Pakistan una testata nucleare, diventando dunque per i propri superiori un problema da demonizzare e possibilmente annientare. Per decisione di Chaplin, il Colorado si rifugia allora su un’isola tropicale e la dichiara territorio non soggetto ad autorità nazionale. A Washington, sono coinvolte direttamente in ciò che succede al sottomarino Kyle Sinclair, sviluppatrice del prototipo di mascheramento installato proprio sul Colorado, e Christine, moglie di Sam Kendal (Scott Speedman, primo ufficiale del sottomarino), entrambe interessate a far emergere la verità mentre la Casa Bianca fa di tutto per insabbiarla. Il Colorado e il suo equipaggio diventano allora, secondo i punti di vista, traditori o simbolo della resistenza contro un enorme complotto non specificato, ma che si complica di puntata in puntata. Questa intricatissima trama – cui va aggiunta l’ambigua presenza di sei SEAL soccorsi dal Colorado nel primo episodio – si regge su straordinarie scene a effetto e interpretazioni capaci di imprimere il giusto pathos ad ogni dialogo (su tutti giganteggia Braugher, che dona a Chaplin un magnetismo venato di follia alla Kurtz). L’intreccio si delinea per conflitti: quello con il boss dell’isola, Serrat; quelli interni all’equipaggio scontento; quello interiore di Sam, votato al bene della patria e alla propria giovane moglie; quello tra Chaplin e il chief on board Prosser (Robert Patrick), il soldato depositario di una logica militare granitica, corredata di alto senso dell’onore e pregiudizi da caserma – ricorrenti i commenti sessisti rivolti a Grace Shepard, tenente del Colorado e altro personaggio degno di nota. Il difetto di Last Resort è proprio la quantità di circostanze messe in campo e l’esplosione di direzioni per la trama, tenuta sì miracolosamente insieme da un ritmo forsennato, ma che rischia di scadere nella superficialità quando si allontana dal racconto delle ambiguità politiche e militari. I punti deboli sono l’esile legame con Washington, certi inutili intrecci amorosi, e la consueta rischiosa scelta narrativa dell’emergere della sfera privata come sospetta motivazione del gesto sovversivo (problema presente anche in Homeland). Un’avvincente prima stagione è un po’ poco per tirare le fila di tutto: rimane l’amaro in bocca per ciò che avrebbe potuto essere con più tempo a disposizione.
Last Resort [Id., USA 2012] IDEATORI Shawn Ryan, Karl Gajdusek.
CAST Andre Braugher, Scott Speedman, Robert Patrick, Daisy Betts, Jessy Schram.
Azione, durata 45 minuti (episodio), stagioni 1