E’ tutta una questione di appartenenza
L’ultimo capitolo della Twilight Saga è stato svelato: non staremo ora a discutere se la contaminazione tra letteratura e cinema sia desiderabile o meno.
Uno dei meriti di questo franchise è innanzitutto quello di aver indotto al piacere della lettura milioni di giovani distogliendoli – seppur temporaneamente – dalle loro quotidiane occupazioni informatiche. La saga letteraria può più o meno piacere ma indubbiamente non lascia indifferenti e in questo senso nella sua trasposizione per il cinema il regista Bill Condon ha mantenuto tutto sommato le promesse. Tuttavia, nonostante la collaborazione della stessa Stephenie Meyer – e nonostante alcune scelte scenografiche felici, come il bel chiaroscuro della battaglia finale ambientata nella valle innevata – per ripagare l’affetto dei fedelissimi fan Condon avrebbe dovuto e potuto osare di più. Al contrario sembra quasi che i canini dei vampiri della Meyer siano stati spuntati: così potremmo ritrovarci ad apprezzare esclusivamente gli elementi già visti in precedenza come la romantica ballata di Burwell o il flashback con le scene più belle della celebre love story. Peccato, perché le inquadrature iniziali che mostrano il risveglio della neovampira e il primo abbraccio con il consorte promettevano bene: sembrava quasi l’incipit dell’ideale prosieguo del tuttora ineguagliato film originario della Hardwicke che, sebbene disponesse di un ridottissimo budget, aveva decisamente reso meglio la suggestiva atmosfera della piovosa Forks, la solitudine provata dai due innamorati e la magica tensione amorosa che li spinge uno fra le braccia dell’altro. La Meyer infatti racconta diffusamente la sofferenza che gli adolescenti spesso provano quando capiscono di dover mettere da parte la propria personalità per poter venire accettati dai loro coetanei omologati e talvolta meschini: un tema sentito che non è nuovo nella cultura statunitense ma che l’autrice originalmente estende anche al mondo degli adulti. Sono forse proprio questi risvolti sociali a far amare tanto dei personaggi come Edward e Bella che pur essendo degli outsider riescono proprio grazie alle loro specificità individuali a contrapporsi con successo al piattume imposto dalla collettività. Il vero protagonista di questa romantica storia non è quindi solo l’amore (qui in veste del più celestino tra i sentimenti e declinato in tutte le sue accezioni) ma sopratutto la felicità e l’appagamento di sentirsi finalmente parte di un gruppo sociale o famigliare, necessità imprescindibile per un animale sociale, politico e razionale come l’uomo. “Dopo 18 anni di mediocrità, ho trovato il posto in cui brillare: sono nata per essere una vampira”. Ed è la stessa Bella a raccontarcelo.
The Twilight Saga: Breaking Dawn – Parte 2 [The Twilight Saga: Breaking Dawn – Part 2, USA 2012] REGIA Bill Condon.
CAST Robert Pattinson, Kristen Stewart, Taylor Lautner, Michael Sheen, Dakota Fanning.
SCENEGGIATURA Melissa Rosenberg. FOTOGRAFIA Guillermo Navarro. MUSICHE Carter Burwell.
Fantastico/Avventura, durata 115 minuti.