A PROPOSITO DI VAMPIRI…
Vite oscure
“Ne voglio di più”. Piccola Claudia, dalla voce così suadente e ipnotica. Figlia dell’innocenza violata, bambina indifesa estirpata alla Morte e offerta alla Non-Vita come essere nuovo. Piccola Claudia, dal destino così dolce e mostruoso. Schiava crudele di una natura che del nutrimento fa la propria distruzione.
1791, alba di un nuovo mondo. Antichi ordini tirannici vengono spazzati via dalla furia del cambiamento mentre, inarrestabile, il progresso incide le vite dei popoli avvicinandoli oltre orizzonti fisici un tempo ritenuti invalicabili. Sulla soglia della modernità, esistenze lontane si confondono in un melting pot di umori ed euforie, ma allo splendore delle “magnifiche sorti” si accompagnano ombre di nuova disperazione. Creature misteriose rivestono di eleganza la propria sofferenza e si gettano nel mondo alla ricerca di un mistero analogo che le completi. Così distanti dagli anfratti remoti abitati dal fu Conte Orlok ma così vicini allo struggimento interiore del suo diretto discendente, quel Conte Dracula di matrice coppoliana che all’iperrealtà di un piacere ferino aggiunge l’umanesimo tragico del sogno e della perdita. Figli legittimi del medesimo mito rivisitato in chiave romantica, i vampiri jordaniani Louis, Lestat e Claudia si consumano nella scissione irrisolvibile che bracca il loro essere, prigionieri di una “reiterazione gestuale” che diventa nuovo limite alla potenza infinita della loro dimensione ultra-umana. La percezione del sé si alimenta di una tensione che frusta il desiderio di superamento: la Non-Vita necessita della Vita per autodefinirsi, e ogni morso che lacera le carni per abbeverarsi di linfa vitale non mitiga bensì alimenta una sete inappagante. I vampiri si ergono, così, a mirabili personificazioni del conflitto: con se stessi, con l’umanità che li circonda, col mondo tutto. Anche quando strappano al trascolorare del tempo la caducità dei corpi, da cacciatori cadono prede di un atroce paradosso: il prezzo di così tanta – troppa – vita è l’assenza di una vita “altra”, è il silenzio dello spirito in millenni di straziante solitudine. È la consapevolezza che il conflitto è una prigione inviolabile dell’anima, sua condizione ontologica: “Ne voglio ancora”, ripete la feroce “bambola” Claudia subito dopo la sua iniziazione a giovanissima vampira… Ne vorremmo ancora anche noi, di storie così. Noi, spettatori-vampiri di immagini capaci di appassionare e rapire il nostro sguardo, di visioni in grado di inebriare il nostro senso estetico, di verità urlanti l’orrore e la disperazione di un mondo che è, nonostante tutto, anche il nostro. Noi, ai quali dopo aver navigato in un fiume rosso di lacrime e tormenti, di rimirar pallide lune tra fatui crepuscoli e diafane albe non può – e non potrà mai – bastare.
Intervista col Vampiro [Interview with the Vampire: The Vampire Chronicles, USA 1994] REGIA Neil Jordan.
CAST Tom Cruise, Brad Pitt, Kirsten Dunst, Antonio Banderas, Christian Slater.
SCENEGGIATURA Anne Rice. FOTOGRAFIA Philippe Rousselot. MUSICHE Elliot Goldenthal.
Horror/Drammatico, durata 123 minuti.