In principio era Tarantino
Due gangster, mentre aspettano l’arrivo imminente della loro vittima, iniziano a parlare del più e del meno. Oggetto del discorso: la possibilità che, in tutte le sparatorie avvenute finora, sia mai capitato che un proiettile colpisca la palla dell’occhio.
Questo è l’incipit dell’ultimo lavoro di Martin McDonagh, di nuovo dietro la macchina da presa dopo In Bruges, in una commedia dai toni nostalgicamente pulp. La vicenda narra di Marty, uno sceneggiatore che arranca nel portare a termine il progetto di un film chiamato, appunto, “7 psicopatici”. Con l’aiuto di Billy, un amico che di mestiere rapisce cani, decide di ispirarsi alla cronaca locale per concludere il lavoro. Conosce, tra le altre, la storia di un killer di serial killers, di un quacchero deciso a vendicare l’omicidio della figlia e scopre dalle prime pagine dei giornali che un assassino di criminali sta girando a piede libero per la città. Tutto si complica quando Billy rapisce il cane di un boss locale… Dall’incipit e dal tono del soggetto, si capisce subito che 7 psicopatici guarda ad un cinema (oramai) del passato fatto di rimandi espliciti all’exploitation, ad un’estetica del riciclo ossessivo, finanche ad un atteggiamento di ironia distaccata volta a riconsiderare, quasi ideologicamente, l’aspetto ricreativo dell’esperienza filmica. Durante il corso della proiezione si ha come l’impressione di trovarsi dinanzi ad una sorta di parodia di un genere, un periodo, un’estetica che già di per sè parodizzava. Un riciclo del riciclo, insomma, che pare nulla più che un omaggio a quel cinema che un tempo, non troppo remoto, si considerava contemporaneo. L’ossessione che tenta di offrirci McDonagh, in un’operazione che altro non è che un omaggio a Quentin Tarantino, pare più consapevole, e meno di maniera, di quel pulp fuori tempo massimo che ci propinano film come Cogan – Killing Them Softly. Peccato che, a conti fatti, tutto il lavoro pare arrovellarsi su se stesso perdendo quella carica parodica prima evidenziatasi e concludendosi con un finale fin troppo abborracciato e mal scritto. Sorretto da attori del calibro di Colin Farrell, Sam Rockwell e Cristopher Walken (per tacere del divertente cammeo di Tom Waits), 7 psicopatici finisce per divenire un riuscito divertissement attoriale senza mordente e senza carattere.
7 psicopatici [Seven Psychopaths, Gran Bretagna 2012], REGIA Martin McDonagh.
CAST Colin Farrell, Woody Harrelson, Sam Rockwell, Christopher Walken, Tom Waits.
SCENEGGIATURA Martin McDonagh. FOTOGRAFIA Ben Davis. MUSICHE Carter Burwell.
Commedia nera, durata 109 minuti.