Il medium e il messaggio
La dottoressa Margaret Matheson (Sigourney Weaver) viaggia assieme al suo assistente, il giovane fisico Tom Buckley (Cillian Murphy), per monitorare e svelare falsi fenomeni extrasensoriali. La loro routine viene spezzata dall’annuncio del ritorno sulle scene di Simon Silver (Roberto De Niro), il più celebrato medium di tutti i tempi, presenza perturbante e ultimo baluardo del paranormale contro il razionalismo scientifico.
Arrivato al suo terzo lungometraggio, Rodrigo Cortés (Buried – Sepolto), confeziona un racconto di formazione incentrato sulla comprensione degli altri e di se stessi attraverso i sensi e la fede in qualcosa che li trascende. Tutti i personaggi hanno storie da raccontare e un passato da redimere che li porta a cercare la verità più nelle vite degli altri che nella propria esperienza, col risultato che lo sprofondare sempre più nella ricerca di verità non può che coincidere con il precipitare dentro gli abissi della propria anima. Il risultato è però molto disorganizzato, a tratti incomprensibile. La morte di uno dei protagonisti a metà film, fuori campo e senza tante celebrazioni, è il segnale che ciò che fino a quel momento aveva funzionato non è più in grado di veicolare lo spettatore dentro la narrazione di una vicenda che procede per salti per tutto il secondo tempo fino allo strappo finale, beffardo e sbrigativo. Funziona la suspense fino al momento in cui tiene sospesa la nostra incredulità attraverso eventi apparentemente paranormali (piccoli uccelli che si schiantano contro la casa di Buckley, apparecchi elettronici che esplodono in presenza di Silver). Funziona fino a quando il regista è in grado di tenerci avvinghiati a più speranze possibili e quindi fino a tutto il primo tempo, quando scopriamo che la dottoressa Matheson non vuole staccare la spina al figlio in coma perché non è sicura che ci sia qualcosa oltre la vita, o quando il dottor Buckley racconta di una madre morta di cancro dopo che un santone le aveva detto che stava bene e noi non sappiamo se sia la sua o sia solo un trucco, l’ennesimo. Quello che non funziona nella seconda parte è la gestione della tensione drammatica: avvenimenti non motivati, personaggi secondari ai quali improvvisamente vengono date in mano le chiavi per svelare il mistero dei poteri del medium e personaggi apparentemente principali messi lì a fare presenza (l’assistente di Silver), sogni “nolaniani” alternati a pestaggi prolungati e apparizioni ectoplasmatiche. Il tutto per spiegare un difetto, quello della visione, capace di scovare il trucco solo negli altri e mai in se stessi. Per spiegare questa deriva servirà un finale calato dall’alto e il ricorso ad una morale “in flashback” che svela tutti i limiti di una storia mancata.
Red Lights [Id., USA/Spagna 2012], REGIA Rodrigo Cortés.
CAST Cillian Murphy, Sigourney Weaver, Robert De Niro, Toby Jones.
SCENEGGIATURA Rodrigo Cortés. FOTOGRAFIA Xavi Giménez. MUSICHE Victor Reyes.
Thriller/drammatico, durata 113 minuti.