Azione!
Tra due sequenze di pura adrenalina (l’irruzione nell’ambasciata americana in Iran e l’inseguimento sulla pista di decollo) si snoda Argo, che fa della commistione di generi uno dei suoi punti di forza: film politico venato di guerra e di commedia che si veste con orgoglio delle peculiarità dei propri padri cinematografici settanteschi.
Hollywood è la chiave effettiva e interpretativa della narrazione, agognato lasciapassare per i sei diplomatici americani nascosti in terra iraniana, e punto di riferimento delle stratificazioni del film stesso: macchina macina-soldi che vende sogni pronti all’uso e che con il potere della fascinazione giunge laddove peccano i meri mezzi spionistici. L’esfiltratore Tony Mendez è dolente come un eroe classico: porta stoicamente il peso di un mestiere complicato che allontana la famiglia e rende solitari e taciturni, accanto all’insopprimibile senso di responsabilità che lo distingue dai superiori, incapaci – eccetto il boss-mentore di Cranston – di una approfondita visione d’insieme. La fantascienza, genere storicamente nutrito dalle relative condizioni socio-politiche, dilaga dunque dalla cameretta con gadget a tema del figlio lontano di Tony, al cuore della CIA e poi a Teheran. L’orchestrazione della “migliore cattiva idea”, le tese corse contro il tempo veicolate da efficaci blocchi in montaggio alternato, caratteristiche di thriller e spy story, si combinano bene con il tono da backstage comedy appannaggio di Goodman e Arkin, alias il truccatore Chambers e il produttore Siegel, disincantati ciceroni di Tony nel regno dell’artificio. A loro le battute più ciniche sulla fabbrica di sogni svenduta, la cui decadenza riecheggia nella scritta montana semi-distrutta. Il complicato sotterfugio sarà per loro una boccata d’aria fresca, una ventata di realtà che abbatte i plastificati set cinematografici di dubbio gusto che infestano ogni angolo degli studios. Ma se l’ironia affiora puntualmente lungo tutto il film, soprattutto negli scambi di battute, Affleck e Terrio non dimenticano il dramma, quello privato dei sei “ospiti” preda di dubbi e tensioni crescenti, e quello del contesto storico, sia ricalcando reportage e immagini di repertorio, sia in sequenze come la lettura del comunicato della studentessa iraniana. Padronanza della macchina da presa, dimestichezza coi codici di genere, invidiabile senso della messinscena: Ben Affleck non ha più nulla da dimostrare, e con Argo entra di diritto nel novero dei migliori narratori contemporanei, quelli di cui amiamo attendere assetati i prossimi racconti.
Argo [Id., USA 2012], REGIA Ben Affleck.
CAST Ben Affleck, Bryan Cranston, John Goodman, Alan Arkin.
SCENEGGIATURA Chris Terrio. FOTOGRAFIA Rodrigo Prieto. MUSICHE Alexandre Desplat.
Drammatico/thriller, durata 120 minuti.