2011: Odissea nel cinema
Regista di documentari per cinema e televisione (Cinema Iran, The First Movie), l’irlandese Mark Cousins porta a compimento il monumentale The Story of Film: An Odyssey dopo cinque anni trascorsi a trasferire sullo schermo le riflessioni contenute nell’omonimo volume da lui firmato nel 2004.
Quindici ore per raccontare altrettante tappe della storia del cinema, dalle origini al digitale, attraverso spiegazioni, interviste, connessioni e parallelismi, sfruttando il materiale di 120 anni di immagini in movimento, selezionato su scala mondiale. Niente di straordinariamente originale, pensando al ben più azzardato e innovativo Histoire(s) du cinéma, a cui Cousins ha fatto chiaramente riferimento per il suo lavoro, senza però raggiungere il livello di Godard. Caratterizzato da una struttura lineare e da un tono decisamente didascalico, pensato forse come innovativo compendio rivolto a studenti più che a studiosi, The Story of Film merita comunque una lode per l’immensa e dettagliata ricerca (soprattutto per cinematografie semisconosciute come quella indiana, turca, africana o cinese) e per l’impiego del materiale reperito, facendosi sorta di riflessione visiva sul mezzo cinematografico come testimone del proprio tempo, strumento d’archiviazione ineguagliabile, per precisione e ricchezza, della memoria collettiva coeva. Il repertorio filmico diventa dunque deposito ideale della storia, degli usi e dei costumi di una nazione e contemporaneamente – per la diffusione delle informazioni propria delle comunicazioni di massa novecentesche – del mondo. Il cinema è stato capace di registrare i cambiamenti socioculturali attraverso i decenni e trasferirli in forma metaforica tramite il cinema narrativo o in maniera diretta con il documentario. La sua potenza e immediatezza, dovuta all’universalità del suo linguaggio, ha fatto sì che il mezzo cinematografico diventasse da subito strumento prediletto di diffusione di un “sapere” collettivo, che accorciasse le distanze tra popoli in un ideale umanistico, ancora oggi tratto peculiare di buona parte della produzione mondiale. Cousins riesce a trasmettere quella passione cinefila forse più difficile da condividere nel lavoro estremamente intellettuale di Godard, riempiendo per sette settimane una sala per tre proiezioni consecutive, dimostrazione di come il cinema sia ancora capace di coinvolgere e interessare pubblici disparati con la sua storia (o meglio, le sue storie), testimonianza del proprio tempo, diverso ma in definitiva uguale per ognuno.
The Story of Film: an Odyssey [Id., Gran Bretagna 2011] REGIA Mark Cousins.
SCENEGGIATURA Mark Cousins (basata sul suo volume The Story of Film). FOTOGRAFIA Mark Cousins.
Documentario, durata 900 minuti.