Back to basics
L’agente speciale 007 non invecchia mai. A dispetto del mezzo secolo trascorso, il soggetto della saga non sembra accusare il passare del tempo. Discorso diverso vale per la trama in sé, che invece si basa proprio sull’opposizione tra vecchio e nuovo, per giungere in conclusione a un retorico e risolutivo mix delle due opzioni.
Il film è infatti tutto costruito su un viaggio nel tempo (come ci rivela lo stesso James Bond) che, scena dopo scena, fornisce spunti per rievocazioni e scoperte riguardo 007, sia come personaggio diegetico che come icona cinematografica. Continui rimandi ci riportano al Bond versione Connery, a tratti sfacciati, con cui la storia e l’infanzia dell’agente muovono (quasi letteralmente) tutto il film, grazie ad un escamotage da Quarto potere. Questo percorso ci evita peraltro di avere improvvisi attacchi isterici. Nonostante le cifre esorbitanti sborsate dai vari marchi per un buon product placement, infatti, Bond rimane felicemente coerente alle vecchie abitudini, continuando a guardare lo shaker agitarsi. Si cerca di affermare una certa continuità della saga, che vada oltre l’identità dell’attore protagonista e oltre le differenze, anche sostanziali, dei vari capitoli. Si torna indietro, si torna alle basi, ma soprattutto si fonde il “prima” con il “dopo”. E così, l’amato riff musicale viene fuso con le ultime tendenze, rigorosamente britanniche, della Skyfall di Adele. Si torna dove tutto è iniziato, dove Bond ha passato l’infanzia, in Scozia, terra natale dell’inossidabile Sean Connery. Si torna ai celebri titoli di testa in bianco e nero optical, bene inseriti nella nuova versione votata alla computer grafica (che rinnova il connubio tra Daniel Craig e titoli a dir poco notevoli, come già in Millennium). Alternando momenti malinconici a posizioni aperte e ottimistiche riguardo al futuro, Mendes gioca con i suoi personaggi. Sempre un po’ troppo grandi rispetto ai loro riconoscimenti (come il nuovo addetto all’approvvigionamento), o invece sopravvalutati dalle loro cariche istituzionali. Un appunto al personaggio di Javier Bardem che nella sua sofferenza di uno spiccato complesso di Edipo, seppur bene interpretato, manca di convinzione. Ne esce un personaggio all’altezza solo in rare occasioni.
Ma più di tanto non importa, perché James Bond non perde il suo smalto e riuscirà comunque a trovare una soluzione senza tradire le sue origini. Soprattutto, tra una Range Rover e una Jaguar, sceglierà sempre un’Aston Martin.
Skyfall [id., Gran Bretagna/USA 2012] REGIA Sam Mendes.
CAST Daniel Craig, Judy Dench, Javier Bardem, Ralph Fiennes.
SCENEGGIATURA John Logan, Neal Purvis, Robert Wade. FOTOGRAFIA Roger Deakins. MUSICHE Thomas Newman.
Azione, durata 143 minuti