Ci risiamo. Per l’ennesima volta, il cinema italiano va male al botteghino. È stato un autunno tragico per tutti, e sorprendentemente negativo per film che sulla carta avevano attratto se non altro l’interesse della stampa e dei media, come Bella addormentata di Bellocchio.
Poi cominciano le analisi: Reality avrebbe dovuto godere della distribuzione a maggio dopo Cannes (verissimo), L’intervallo o E’ stato il figlio erano troppo piccoli per mirare a numeri alti (verissimo), Virzì e Soldini hanno spiazzato i fan con pellicole troppo leggere e minori (verissimo), e persino la “commedia media” come Viva l’Italia è partita peggio del solito per errori di lancio pubblicitario (vero solo in parte). Ci si chiede: siamo sicuri che non esista una causa più generale per spiegare l’insuccesso del nostro cinema in questi mesi?
A parere di chi scrive c’è eccome. Avevamo parlato in passato della crisi del prodotto americano, che rischiava di non essere così positiva per gli esercenti, ancorché rincuorati dal successo del cinema italiano più pop. Eravamo purtroppo facili profeti. Come sempre dal 1906 di La presa di Roma, i cicli della fortuna al botteghino per i film tricolori sono brevi e incerti. E appare abbastanza chiaro che il tramonto di Berlusconi (anche se trascinato per le lunghe) avrebbe fatto saltare un tappo. Finito un bipolarismo totalizzante, dove la commedia serviva a distrarre dalle contrapposizioni quotidiane e a negoziare una pax nazionale a tarallucci e risate nord/sud, ora di questi cosiddetti “telefonini bianchi” gli spettatori non sanno più che farsene. Speriamo di sbagliare, ma si addensano oscure nubi anche sui prossimi prodotti nostrani, già in odor di Natale. E se qualcuno, come Massimiliano Bruno, pensa di cavalcare l’ondata di antipolitica, si ricordi che c’è già un comico che lo fa su scala nazionale, e tutto sommato lo fa meglio, cavandoci persino una marea di voti. A occhio, insomma, l’astensionismo sul prodotto italiano si farà sentire. In compenso, arriva qualche segnale da Hollywood. 5 milioni di euro estivi per I mercenari 2, 10 milioni autunnali per Ted fanno pensare che, per reazione, lo spettatore torni a navigare le acque sicure di Hollywood, a caccia di un’idea, magari rozza, ma pur sempre uno straccio di idea popolare.