Tra giusto e sbagliato
In sospeso. È una sensazione “tattile” di tensione compressa, un climax prolungato e diluito oltre il punto di svolta, una disperazione silenziosa che fomenta la rabbia e brucia l’esistenza. Torna sulle strade di New York Antoine Fuqua, ancora una volta pronto a schivarne il traffico dopo un giorno di durissimo apprendistato.
Al tempo, in pieno clima post-11 settembre, guardare in faccia il nemico aveva lo stesso valore di un rito iniziatico: come risvegliarsi da un sonno della mente che della realtà aveva celato la parte peggiore. Anni dopo, con quella ferita in parte cicatrizzata ma con il corpo del Paese in stato di permanente emorragia sistemica, confini tra le parti non ne esistono più. Che si tratti di sbirri o pregiudicati, direttori di dipartimenti o criminali in attesa del colpo della vita, il padrone è lo stesso per tutti e si chiama legge della strada. Lo sanno bene Sal, Eddie e Tango, “bastard cops” come tanti in quel di Brooklyn, eppure diversi, perché corrosi da un’intima conflittualità tra senso del dovere e necessità personali. Fuqua li insegue lungo binari paralleli in viaggi di massacrante lacerazione, nei quali alle azioni di rituale pulizia cittadina si alternano intensi dialoghi costellati di rabbia e insoddisfazione. Per tutti, l’asfalto ha un’unica direzione, la notte si accende di chiazze vermiglie e la comprensione è un dono dal prezzo troppo alto. Poliziesco sulla carta, tragedia nera nell’anima, Brooklyn’s Finest rinuncia alla presenza “onnivora” di un protagonista alla Training Day preferendo la coralità spezzata di un racconto a tre voci, senza mai identificarsi con nessuna di esse. Non consola i suoi personaggi, Fuqua; li tiene, piuttosto, alla giusta distanza, li condanna all’isolamento, li stritola lentamente nell’indifferenza di un meccanismo incontrollabile. Lascia che il traffico li travolga mentre lui dà prova di una guida intelligente e pulita, pur se non esente da alcune pericolose manovre di sminuente retorica. Il rigorismo classico della narrazione paga dazio agli immancabili cliché sulle caratterizzazioni dei profili ma risulta funzionale alla resa espressiva della posta in gioco: nella palude di violenza che, alla fine, raccoglie i destini dei tre, la tensione compressa non esplode ma implode, e sigilla col sangue l’inevitabilità della sconfitta. Perché muoversi tra giusto e sbagliato è come svegliarsi la mattina e ficcarsi una pistola in bocca: basta un attimo per veder schizzar via la vita in sella a una pallottola.
Brooklyn’s Finest [Id., USA 2009] REGIA Antoine Fuqua.
CAST Richard Gere, Don Cheadle, Ethan Hawke, Wesley Snipes, Ellen Barkin.
SCENEGGIATURA Michael C. Martin. FOTOGRAFIA Patrick Murguia. MUSICHE Marcelo Zarvos.
Poliziesco/Azione/Thriller, durata 132 minuti.