Presunzione al ralenti
A metà strada tra Drive e Killer Joe, tra film di genere al servizio dell’autore e tocco personale al servizio del film di genere, Cogan – Killing Them Softly, l’opera terza del neozelandese Andrew Dominik, è film incompiuto e deludente.
In un’America di periferia anonima e miserabile, storie di ordinaria criminalità sono all’ordine del giorno per un’umanità abbruttita e disperata nel vano dibattersi per la sopravvivenza. La Crisi sovrasta tutti e miete vittime mentre i risparmiati, quelli che comunque “cadranno in piedi”, non compaiono mai, nel buio muovono i soldi e condannano a morte, uomini senza volto dalle mani candide in un mondo dove il sangue abbonda e schizza. Tra i terremoti finanziari raccontati dalle radio e le altisonanti parole di speranza dei politici in campagna elettorale che ci raggiungono da qualunque televisore acceso, si muovono i nostri protagonisti tra menefreghismo e lucido disincanto: da chi è troppo preso dalle proprie miserie quotidiane e cerca solo di racimolare un po’ di denaro per andare a donne o comprarsi una dose di eroina, a chi, come il killer Cogan di Brad Pitt, è cinicamente consapevole che “in America tu sei solo”. Non c’è più comunità, popolo o nazione, si parla solo di affari e, causa crisi, anche uccidere un uomo costa meno, anzi per la stessa cifra te ne faccio fuori due: siamo ai saldi. Pur partendo da un’idea interessante, Dominik ci dimostra come sia facile disperdere il potenziale della storia smarrendosi in scelte registiche dubbie e sprecando un buon cast di attori. Il “killing them softly” del titolo si rivela falso per le vittime del nostro killer, uccise in modo brutale, ma malauguratamente azzeccato per lo spettatore la cui sopportazione, tra dialoghi eccessivamente lunghi e l’abuso del ralenti e di effetti flou, è messa a dura prova. E allora eccoci assistere a un film diseguale nel ritmo, con uno sviluppo narrativo poco interessante, una regia pretenziosa, inquadrature patinate e ridondanti. Andrew Dominik confeziona un film presuntuoso che perde nettamente il confronto in sala con lo sfrontato, ironico e grottesco Killer Joe, inaspettatamente più convincente anche come ritratto socio-antropologico della società a stelle e strisce. Se autori alla Winding Refn si nasce e non ci si improvvisa, bravi registi di film di genere alla William Friedkin si può diventare, ma per il buon Andrew Dominik la strada da fare è ancora tanta.
Cogan – Killing Them Softly [Killing Them Softly, USA 2012], REGIA Andrew Dominik.
CAST Brad Pitt, James Gandolfini, Scott McNairy, Ray Liotta.
SCENEGGIATURA Andrew Dominik. FOTOGRAFIA Greig Fraser.
Thriller, durata 97 minuti.