Cinema e società
Senza mediazioni la metafora in Cogan – Killing Them Softly è manifesta fin dall’incipit: tutto in America è un business e segue le regole del mercato, non si può sfuggire da questa morsa e la crisi globale colpisce chiunque, anche la criminalità costretta ad adeguarsi a nuovi mezzi e prezzi per fronteggiare il periodo di magra.
L’aspetto socio-economico è affrontato di petto attraverso l’insistito fuoricampo sonoro che ritrasmette i discorsi dei candidati alla Casa Bianca (la pellicola è ambientata durante la disputa tra McCain e Obama) divenendo elemento tematico caratterizzante per eccellenza e in grado di ancorare la visione al rapporto società-lavoro. La vera particolarità di Cogan però non risiede nella sua ridondanza tematica, ma sul come questa venga associata al gangster movie, con una verbosità che riempie i tempi morti dei protagonisti (unica vera deriva tarantiniana che si può cogliere, e non tanto dalla vicenda in sé o dai personaggi), la pellicola oscilla sempre tra l’ironico e il grottesco non prendendo mai sul serio il mondo che racconta, come se questo distacco servisse a vera e propria manifestazione metaforica del racconto.
Cogan è un film intriso di un feticismo cinematografico che ne fa da base genetica, forse anche più del romanzo da cui è tratto, e l’ambiente in cui si muovono i personaggi rivela la voglia di Dominik di mettere in scena quel mondo in tutta la sua carica carismatica ma allo stesso tempo anche degradante. Un feticismo diverso da quello di Tarantino, perché più eccitato dalla messa in scena di quell’universo che preoccupato di renderlo proprio: la regia qui cerca se stessa nel rifare il genere nel modo più autorialmente corretto, riuscendo però allo stesso tempo a rendere la pellicola visivamente intrigante. Cogan cerca i suoi spunti di maggior interesse nel fuoricampo, nei discorsi obamiani sul concetto di comunità e nel rimando di una memoria cinefila che costruisce la vera identità del film, ma questi aspetti ne mostrano anche il più grosso limite, ovvero una scrittura poco organica e slegata stilisticamente dal resto che evidenzia una difficoltà nel coadiuvare l’aspetto sociale con quello cinematografico. La ridondanza del fuoricampo sonoro inoltre porta ad un didascalismo irritante e superfluo, dato l’ottimo bilanciamento dei dialoghi in questo senso. Le due anime di Cogan sembrano quasi esser state accostate a posteriori così da aggiungere profondità al tutto, ma denotano un’insicurezza narrativa che sciupa, in parte, le ottime premesse di partenza.
Cogan – Killing Them Softly [Killing Them Softly, USA 2012], REGIA Andrew Dominik.
CAST Brad Pitt, James Gandolfini, Scott McNairy, Ray Liotta.
SCENEGGIATURA Andrew Dominik. FOTOGRAFIA Greig Fraser.
Thriller, durata 97 minuti.