Di demoni e dinosauri
Zerocalcare è Michele Rech, fumettista romano meritatamente divenuto fenomeno del Web grazie alla benedizione di Makkox e allo straordinario successo del suo omonimo blog, in cui a cadenza più o meno regolare posta le sue microstorie autobiografiche.
La profezia dell’armadillo è il suo primo libro a fumetti, una graphic novel che combina la fedeltà allo stile del blog con una linea autobiografica più definita e connotata: l’esperienza di un momento doloroso fa da punto di partenza per incursioni nell’adolescenza di Zero, in quei tratti distintivi del carattere del personaggio che, poiché si tratta pur sempre di un fumetto, appaiono innati e immutabili dall’infanzia in poi. L’amico armadillo è la proiezione di “pensieri ed elucubrazioni” di Zero, la coscienza che invece di razionalizzare sottostà il più delle volte alle sue paranoie. Con i suoi consigli deviati, l’armadillo è la prima e più presente tra tutte le voci interiori che accompagnano l’esistenza del personaggio-Calcare, incarnate da proiezioni di icone pop di un figlio degli anni Ottanta che emanano dalla psiche, dal super-Io, dai vari tipi di coscienza per ogni occasione. Zerocalcare ha una vita interiore che fagocita quella esteriore, e la profezia del titolo è simbolo dell’assoggettamento a criteri illogici nel prendere decisioni e in generale nell’approcciarsi alle cose pratiche della vita, come cambiare una lampadina o elaborare un lutto. La profezia dell’armadillo scorre veloce alternando rappresentazioni personali delle più banali situazioni della vita quotidiana (la spesa, i mercatini alla moda, i vicini di casa), descritta come continua lotta per la sopravvivenza, a riflessioni sui propri demoni, sempre presenti e mai troppo paurosi perché così familiari nella loro insistenza. Si partecipa dell’osservazione, costantemente stupita o angosciata, della realtà, attraverso il filtro di ossessioni e fissazioni che Zerocalcare è bravissimo a renderci subito familiari e riconoscibili, dipingendo una perfetta rappresentazione del disagio dell’estraneità rispetto alla maggior parte delle situazioni e delle categorie sociali. Se i riferimenti costanti a una formazione culturale fatta di cartoni animati giapponesi, videogiochi e icone più o meno politiche fa pensare ad una identificazione molto connotata (e certamente molti lettori si saranno appassionati riconoscendosi in certe passioni e ossessioni), la convivenza con le proprie intolleranze e la tendenza ad auto-escludersi dal mondo piuttosto che affrontarlo descrivono con precisione una difficoltà di adattarsi ai parametri dell’età adulta oggi piuttosto diffusa e alimentata dal precariato perpetuo. Si finisce La profezia dell’armadillo e subito lo si vorrebbe rileggere, per rassicurarci delle nostre assurdità, per riflettere sull’auto-indulgenza con cui spesso diciamo “non è ancora il momento giusto”.
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