Le Giornate del Cinema Muto – 31° Pordenone Silent Film Festival, 6-13 ottobre 2012, Pordenone
La Storia si ripete
La 31a edizione delle Giornate del Cinema Muto di Pordenone è stata caratterizzata dai tanti omaggi alle dive/divine degli anni ’20: Greta Garbo, Asta Nielsen e Anna Sten; è stata festeggiata la sempre sorridente e spassosa Jean Darling, “simpatica canaglia” d’annata, ma la vera protagonista è stata Maria/Reneè Falconetti nel capolavoro di Carl Theodor Dreyer La passione di Giovanna d’Arco.
Evento del festival, la proiezione è avvenuta nel Duomo cittadino con l’accompagnamento musicale del Coro-Orchestra San Marco: il film di Dreyer emoziona ancora soprattutto grazie alla sentita interpretazione della sua protagonista: come non ricordare la sequenza di Questa è la mia vita di Godard in cui Anna Karina piangeva alla visione del film? Nonostante il passare degli anni la pellicola è carica di potenza espressiva e autoriale, e impressiona come la violenza verbale e fisica che ci presenta sia ancora suggello di pathos. La scommessa di Dreyer fu quella di decontestualizzare la vicenda lasciando libero sfogo alle emozioni e riducendo al minimo lo sviluppo della narrazione. Niente è lasciato in sospeso e nonostante l’assenza di colonna sonora, Dreyer fa “sentire” i rumori e le emozioni che prova Giovanna, attraverso anche una violenza che per l’epoca, e ancora oggi, era realmente truce. È un film che ragiona contro l’ottusità che ha caratterizzato la Chiesa nella sua lunga storia (“curioso” il fatto di proiettare il film all’interno del Duomo), ottusità e prepotenza che è stata restituita e raccontata da tutte le arti, soprattutto il cinema. All’epoca il film fu un flop forse anche per questa “denuncia” e perché rappresentava per la prima volta una durezza che non era matura per i tempi. È duro da digerire ma quello che racconta Dreyer successe realmente, almeno a quanto riferiscono le cronache, e risulta persino “doveroso” rappresentare la violenza senza censure e preconcetti. La sperimentazione attuata da Dreyer rappresentò il fascino espressivo dell’immagine e una introspezione delle menti dei protagonisti con le quali il pubblico poteva immedesimarsi. Con La passione di Giovanna d’Arco Dreyer screditò pienamente l’opinione comune che il cinema fosse teatro in movimento e inaugurò la figura del regista autore in primis e fautore di ricerca espressiva. Le vite delle donne al cinema dopo l’interpretazione della Falconetti non furono più le stesse, e per lei quello di Giovanna fu il ruolo della vita.
La passione di Giovanna d’Arco [La passion de Jeanne d’Arc, Francia 1928] REGIA Carl Theodor Dreyer.
CAST Renée Falconetti, Eugène Silvain, Antonin Artaud, Maurice Shutz.
SCENEGGIATURA Carl Theodor Dreyer, Joseph Delteil. FOTOGRAFIA Rudolph Maté. MONTAGGIO Marguerite Beaugé, Carl Theodor Dreyer.
Drammatico, durata 110 minuti.