È, dunque, ufficiale: da ottobre le prime visioni escono al cinema il giovedì. Distributori ed esercenti, una volta tanto, si sono mossi di comune accordo, giustificando la decisione con la volontà di estendere il fine settimana cinematografico e con l’obiettivo di unificare una realtà che sul territorio nazionale s’era fatta troppo frammentata, fra anteprime e uscite “ufficiali” al venerdì ma con qualche eccezione al giovedì.
Nell’attesa di verificare se la scelta compiuta sia un passo importante o una bolla di sapone, comprendiamo che il desiderio è quello di valorizzare le prime visioni. Nel panorama italico oramai la suddivisione è fra due opposte fazioni: da un lato i multiplex periferici schiacciasassi, che con 12-15 sale danno l’illusione di coprire tutto ciò che viene distribuito; dall’altro le residue monosale del centro città, che spesso si specializzano nel completamento “reale” dell’offerta, proponendo quei titoli di nicchia altrimenti destinati all’invisibilità. Tra i due litiganti, non è dato sapere chi dovrebbe godere della presunta rivoluzione in atto. Da un punto di vista – appunto – della valorizzazione di cui sopra, in che modo l’anticipazione di 24 ore può portare più pubblico? Il giovedì è giornata infrasettimanale e lavorativa, e la stra-grande maggioranza dei fruitori – ricordando che l’utente medio va al cinema 4/5 volte all’anno – continuerà a considerare la possibilità di una serata al cinema solo nel fine settimana e durante le festività. Spesso, oltretutto, i frequentatori delle sale di periferia decidono cosa vedere solo dopo essere giunti al luogo di destinazione. In città invece, la norma è l’opposto. Chi scrive collabora col Centro Espressioni Cinematografiche, che da quasi dieci anni sostiene la necessità della presenza di sale cittadine. Il pubblico che frequenta il cinema Visionario di Udine non è occasionale ma fidelizzato, consulta settimanalmente i cambi di orario e di programmazione e partecipa tenacemente alle attività di quello che viene considerato come un ultimo baluardo della proposta di qualità. Ultimo ma non ultimo, segue una distribuzione “personalizzata”, fondata più sulla necessità che determinati film escano (prima o poi) che sulla puntualità dell’uscita. E così fanno decine di altre micro realtà d’essai sparse per tutta l’Italia. Quanto può importare che un film sia visibile da giovedì o venerdì, quindi? Poco o nulla. Per restare a galla nella seria crisi che sta investendo il cinema – come limpidamente sostiene Roy Menarini nel suo intervento “Il cinema in movimento” su mymovies.it – bisogna guardare ben oltre un semplice cambio di date, ampliando lo sguardo verso una possibile e fondamentale alleanza col mondo dei new media e del web. Ma per farlo occorrono occhi nuovi, che non guardino più alle innovazioni tecnologiche come a qualcosa di demoniaco, dannoso e infantile.