ViaEmiliaDocFest 2012 – Festival del documentario on-line
Self Made Porn
All’interno dello sterminato mondo della pornografia ha preso piede, da più di un decennio, il fenomeno dell’alt porn. Si tratta di un genere dalle forti connotazioni indie, che rifiuta i canoni di bellezza della pornostar classica a favore di un’estetica legata alle sottoculture (punk, gothic, raver, geek etc…) o, addirittura, ad ambienti che ostentano un’appartenenza a movimenti di protesta (il sito Vegporn.com ad esempio).
Chiaro è che tutto questo sbandierare di indipendenza e di rifiuto delle regole imposte dal mondo dello spettacolo, spesso e volentieri lascia emergere una precisa strategia di mercato che di alternativo ha ben poco e che, anzi, fa riferimento a dei canoni estetici ben riconoscibili (la presenza di piercing, tatuaggi, di un certo taglio di capelli o di determinato vestiario). E’ pur vero, tuttavia, che prodotti come GothicSluts, Burning Angel, GoodGirls e soprattutto SuicideGirls (considerato da Joanna Angel “The McDonald’s of alt porn”) hanno segnato uno spartiacque decisivo all’interno di un’industria che non finisce mai di rivelarsi degna di interesse. Proprio grazie a una SuicideGirl italiana di nome Cristina, Clara, studentessa, protagonista del documentario Raunch Girl, inizia ancora minorenne a guardare con interesse il mondo della pornografia alternativa. Arrivata all’età di 21 anni, dopo alcune esperienze nel campo assieme al fidanzato, decide di aprire un sito (chiamato Naked Army), che mette insieme peculiarità hard-core ed estetica guerrilla. I problemi emergono quando si tratta di reclutare ragazze (con gli uomini è meno complicato) disposte a mostrarsi in tutto per tutto: c’è chi rimane incuriosita ma preferisce non tentare, chi accetta e in seguito ritrae, c’è pure qualcuno di famoso che si fa un po’ troppo desiderare. L’interesse di Raunch Girl riguarda soprattutto la corposità dei problemi che solleva. Fare porno non è così facile, soprattutto in un paese ancora fortemente legato ad una morale clericale, che non permette sconti a chi non rispetta l’immagine di femminilità pura, che non perdona chi prova piacere nel condividere con altri la propria sessualità. Pare anacronistico, ma non è forse vero che, ancora oggi, chiunque si presenti come pornoattrice viene considerata una sgualdrina? Non è altrettanto vero che chiunque voglia addentrarsi nel mondo deve essere perfettamente conscio del fatto che dovrà fare i conti con non poche ripercussioni nella propria vita? Se a tutto ciò si aggiunge la difficoltà, in Italia, di emergere in un impresa creata con poco, il film lascia trasparire la condizione particolarmente ostica di una self-made woman intenta in un progetto quasi chimerico, in un paese inesorabilmente arretrato. Operazione più legata alla difficoltà di venire a galla nel campo che al tema della mercificazione del corpo, Raunch Girl ha il pregio di non intervenire troppo con tesi pregresse ma di far scorrere le immagini e le situazioni narrate, lasciando che le questioni importanti si sollevino da sé. Un’ottima prova per il ViaEmilia Docfest.
Raunch Girl [id., Italia 2011] REGIA Giangiacomo De Stefano.
CAST Clara Pizzaferri, Alessandra “Banana” Tisato, Angela Buccella, Dario Maggiore.
SCENEGGIATURA Giangiacomo De Stefano e Lara Rongoni. MUSCHE Stefano Casanova.
Documentario, durata 54 min.