Galeotto fu Dirty Dancing
Un gruppo di ragazzi dei quartieri bassi di Miami ama ballare e organizzare flash mob per le vie più trafficate della città. Dovendo far fronte alla minaccia di veder distrutto il proprio quartiere, la crew capirà che le loro performance possono farsi promotrici della loro battaglia.
Step Up Revolution rappresenta un po’ la chiusura del cerchio ideale del filone dei film musicali che, partito da Dirty Dancing (Emile Ardolino, 1987), era passato per Save the Last Dance (Thomas Carter, 2001) e Street Dance Fighters (Chris Stokes, 2004). Niente a che vedere con i sogni che ci hanno regalato Baby e Johnny, ma ciò non toglie che la sequenza delle prove della coreografia nell’acqua suoni come un omaggio alla celebre pellicola. Altro ammiccamento è quello del provino all’accademia di danza, che da Flashdance (Adrien Lyne, 1983) ci rimbalza ai video di Geri Halliwell e J. Lo per arrivare a Julia Stiles. Citazioni a parte, la forza di questo capitolo della tetralogia sta proprio nei balletti. Avendo capito le potenzialità delle coreografie, i dialoghi e le scene più narrative sono stati ridotti al minimo, lasciando pieno spazio ai movimenti dei corpi dei ballerini. Questo fa sì che ci vengano offerte performance di ogni genere, facendo appaire anche un’inaspettata Elisa in mezzo ai ben più prevedibili J. Lo, Flo Rida e Lil’ John. La trama è una delle più classiche, così come i tratti dei personaggi (il duro ballerino che si scioglie davanti alla sorellina e si innamora della figlia del nemico, in piena lotta generazionale) e le conversazioni risultano essere più che altro espedienti per riprendere il fiato. Il risultato è che l’attenzione degli spettatori non cala per tutta la durata del film, essendo continuamente sollecitata da nuove coreografie. Eppure era semplice cadere nel solito film-copia, in cui enfasi e cura del corpo la fanno da padroni, unendole alla moda dei flash mob diffusasi negli ultimi anni. Questo sembra essere il più originale dei vari Step Up, quello forse più verace. È possibile che sia in parte anche causa della produzione, per la prima volta interamente curata dalla Summit Entertainment e non dalla Touchstone. Quest’ultima si è infatti solo occupata della distribuzione in alcuni Paesi esteri, tra cui l’Italia. In fin dei conti, questo capitolo sarebbe un bel modo per chiudere la saga, prima che questa diventi l’ennesimo prodotto infinito e continuamente riproposto.
Step Up Revolution [id., USA 2012], REGIA Scott Speer.
CAST Peter Gallagher, Ryan Guzman, Kathryn McCormick.
SCENEGGIATURA Jenny Mayer. FOTOGRAFIA Karsten Gopinath. MUSICHE Aaron Zigman.
Musicale, 99 minuti.