INEDITO – GIAPPONE 2012
Chicche nei negozi, pinzillacchere nelle sale. Come al solito
Una sinergia commercial/industriale ormai ben rodata tra cinema e altri media ha (nuovamente) colpito la saga di Resident Evil: 28 settembre, uscita in sala del film Resident Evil: Retribution; 2 ottobre, uscita del nuovo capitolo della saga videoludica, Resident Evil 6; 3 ottobre, pubblicazione del dvd Resident Evil: Damnation, film d’animazione in CG di Makoto Kamiya che, con le dovute cautele, può essere considerato una sorta di prequel del videogioco, se non altro dal punto di vista grafico.
Mentre il film di Anderson è quello che è (un’iperbolica cazzata) e il videogioco della Capcom sta già dividendo critica e fan (troppa azione e pochi spaventi vs. sparatorie scatenate e chissene del resto, ovvero il solito “vecchi nostalgici contro pischelli iperattivi”), Damnation si posiziona nel mezzo. Decisamente più interessante e meglio riuscito di Retribution, Damnation riesce nell’intento di creare il giusto equilibrio tra narrazione e scene action, restando nell’ambito della storia videoludica invece che inventarsi pseudo trame come nella saga di Anderson. Leon S. Kennedy, protagonista storico del videogame, agente speciale col compito di controllare e distruggere possibili focolai di infezione del virus-T e delle sue evoluzioni, viene spedito nell’ipotetica Repubblica di Leste, nell’Est Europa, dove infuria una guerra civile e sono stati segnalati casi di ricorso in battaglia del nuovo parassita “Praga”, evoluzione vivente del virus-T, che muta le proprie vittime in feroci orrori ambulanti, permettendone però anche il controllo. A risaltare, in Damnation, non è tanto la psicologia dei personaggi (a livelli standard) o la storia a base di doppi giochi e superficiali riflessioni su libertà e indipendenza, quanto le implicazioni geopolitiche messe in campo, la critica al sistema capitalistico e le frecciate all’attuale finta democrazia russa (nella figura dalla premier di Leste, costruita su marcate somiglianze con Putin), nonché nei combattimenti e nelle sparatorie, di gran lunga più “reali” rispetto ai massacri filmati da Anderson. Leon si trova spesso in difficoltà, e anche i pochi personaggi dotati di poteri devono fare i conti con le leggi della fisica, grande assente nelle ultime e più famose traduzioni cinematografiche del videogioco. E’ anche vero che Damnation ha solide basi, già testate con relativo successo: nel 2008, poco prima dell’uscita del gioco Resident Evil 5, è stato distribuito straight-to-video Resident Evil: Degeneration, anch’esso in CG, che come Damnation aveva il compito di introdurre situazioni e risoluzioni grafiche poi sviluppate nel videogame. Degeneration, diretto sempre da Kamiya, era fedele ai personaggi e allo spirito del Resident Evil videoludico, e Damnation altro non è che la sua evoluzione (piuttosto che sequel): trama più solida, sequenze d’azione più complesse e accattivanti, grafica migliorata (le scene nel parcheggio sotterraneo quasi non ci si accorge che sono generate al computer) e, grazie allo sviluppo tecnologico, movimenti di macchina continui e fluidissimi senza mai perdere in definizione e qualità dell’immagine. Un’opera cinematografica a tutti gli effetti, nonostante i riferimenti e la grafica tipica dei videogames, sicuramente più aderente alle forme della settima arte rispetto ai lavori fracassoni di Anderson. Se cercate un film (decente) tratto da Resident Evil, è al dittico Degeneration e Damnation di Kamiya che bisogna puntare. Oppure rispolverate il primo Resident Evil per Playstation (e PC), decisamente più cinematografico delle avventure della Jovovich. E poi, i cani infetti che irrompono dalle finestre fanno ancora paura.
Resident Evil: Damnation [id., Giappone 2012] di Makoto Kamiya.
Con le voci di Matthew Mercer (Leon S. Kennedy), Dave Wittenberg (Alexander Kozachenko), Courtenay Taylor (Ada Wong).
Sceneggiatura di Shotaro Suga, musiche di Ricardo Watson
Animazione in Computer Graphic, durata 111 minuti