Un testimone invisibile
Se pensiamo a Gomorra, nascono prima di tutto riflessioni riguardo al tema trattato e al vero e proprio caso mediatico che l’opera ha provocato. Senza entrare nel particolare dei fatti sociali narrati, cui spesso fanno seguito questioni etiche ambigue ed opinabili, l’azione che Matteo Garrone ha operato sul “romanzo non-fiction” di Roberto Saviano è una pura trasposizione cinematografica.
Il regista non interviene con il proprio stile a voler influenzare il punto di vista degli spettatori, avendo insomma il buon senso di rendersi conto di confrontarsi con un tema che ha molto poco bisogno di svelare i propri peccati e ingiustizie, ma che, al contrario, troppo spesso diventa oggetto di dissertazioni retoriche e stagnanti. Gomorra risente in maniera determinante del testo da cui è tratto, del tocco dello scrittore. Il film si iscrive infatti in una più ampia esigenza di creare una cassa di risonanza per chi decide di esporsi e (ri)portare alla luce nozioni di camorra e malavita. Ma, se chi si rende martire e si immola alla causa spesso converge su di sé la luce dei riflettori, Garrone se ne allontana: resta vicino all’occhio del ciclone, ma invisibile, praticando un’astensione dal giudizio non per impossibilità di scelta, bensì per evitare una ridondanza controproducente. Forse non si potrà parlare di stile documentario né di una nuova ondata di realismo; certo è però che, in casi come questo, l’uso di uno stile puntuale, preciso ed efficiente senza risultare sterile, aiuta non poco un’opera che rischierebbe di apparire troppo pesante e densa, a tratti involuta. Ciò che fa riconoscere Garrone dietro la macchina da presa è soprattutto la curiosità dell’esser sempre presente, la volontà di restare al fianco dei personaggi (anche privilegiando inquadrature laterali piuttosto che frontali). Pur ricoprendo un caso a parte nella produzione del regista, per la portata dei dibattiti, il film “più napoletano” degli ultimi anni si inserisce nella filmografia di Garrone in linea con il suo sguardo fisso e rivelatore, talvolta simile ad un occhio indagatore. Una registrazione continua di azioni e parole che, riducendo al minimo gli interventi personali, svela la predilezione tematica del regista: non sorprende quindi che il titolo del suo ultimo lavoro sia Reality, simbolo, se non altro, di un occhio sempre acceso di curiosità antropologica.
Gomorra [Italia 2008] REGIA Matteo Garrone.
CAST Toni Servillo, Gianfelice Imparato, Maria Nazionale, Ciro Petrone.
SCENEGGIATURA Maurizio Braucci, Ugo Chiti, Gianni Di Gregorio, Matteo Garrone, Massimo Gaudioso, Roberto Saviano (tratto dall’omonimo romanzo di Roberto Saviano). FOTOGRAFIA Marco Onorato. MONTAGGIO Marco Spoletini.
Drammatico/Noir, durata 137 minuti.